Consiglio d’Europa: rapporto sull’“efficienza e qualità della giustizia in Europa”. Segnalati i problemi del sistema italiano

Foto SIR/CdE

Il Consiglio d’Europa ha pubblicato oggi l’ottavo rapporto sull’“efficienza e qualità della giustizia in Europa”: sotto la lente della Commissione per l’efficienza della giustizia (Cepej) i sistemi giudiziari di 45 Paesi europei. In termini generali, dalle 138 pagine del Rapporto emerge che è lievemente aumentata la fetta di bilancio che gli Stati dedicano alla giustizia: se nel 2010 la spesa era di 64 euro per abitante all’anno, nel 2018 è stata in media di 72 euro (in Italia è stata di 83,2 euro, con un incremento del 14%). Il rapporto rileva anche che i Paesi meno abbienti spendono in proporzione di più per le loro autorità giudiziarie, mentre i Paesi più ricchi investono di più nell’assistenza legale. Il numero di donne giudici e pubblici ministeri continua ad aumentare, ma le professioni giuridiche sono ancora svolte prevalentemente da uomini e “resta saldamente in vigore il tetto di vetro per le posizioni dirigenziali”. In media, oggi vi sono 164 avvocati ogni 100mila abitanti (in Italia la cifra sale a 388), mentre il numero dei tribunali – che hanno potuto continuare a operare durante la pandemia grazie ai recenti progressi della tecnologia dell’informazione – è sceso del 10% tra il 2010 e il 2018. Se la tecnologia è diventata parte integrante della fornitura di servizi di giustizia, l’impatto di questi nuovi strumenti “dovrebbe essere monitorato per evitare che incidano sui principi di equità, imparzialità e indipendenza della giustizia”. Quanto all’efficienza, in generale i tre livelli del penale sono più efficienti (il secondo grado in particolare), mentre non brillano in ambito civile. C’è una seconda parte del Rapporto, disponibile anch’essa on line, che presenta una scheda riassuntiva per Paese e dell’Italia ad esempio dice che in termini di personale, il sistema giudiziario italiano è lievemente sguarnito rispetto alla media europea ad eccezione degli avvocati. Le tabelle mostrano anche confermata la lentezza del sistema giuridico italiano, non a tutti, ma a tanti livelli. Anche perché un procuratore italiano nel 2018 ha ricevuto in media 1.332 casi contro una media europea di 189,65.

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