“Brexit significa compiere scelte sulle nostre relazioni future. Vogliamo un accordo, ma non a qualunque costo”. Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha riferito oggi al Parlamento Ue riguardo i lavori del Consiglio (15-16 ottobre), cominciando da oltre Manica. Tre i temi su cui al momento c’è lo stallo con il Regno Unito: il ‘level playing field’, la governance e la pesca. “Il Regno Unito vuole l’accesso al nostro mercato unico e, allo stesso tempo, vuole potersi allontanare dai nostri standard e regolamenti, quando gli conviene”, ha spiegato Michel usando il corrispettivo inglese della metafora “non puoi avere la moglie ubriaca e la botte piena”. Il Regno Unito deve scegliere “non una tattica negoziale, ma il modello di società ed economia per il proprio futuro”. Piena disponibilità a lavorare senza sosta per un “accordo equo ed equilibrato. Ma siamo pronti anche in caso di ‘no deal’”. Michel ha poi riferito dello scambio sulla “strategia con l’Africa”: serve “una nuova alleanza con questo continente”, c’è “enorme potenziale per una cooperazione maggiore”, ma dovrà essere un “partenariato reciprocamente vantaggioso, equilibrato e completo”. L‘Ue è pronta a “sostenere gli sforzi internazionali per la cancellazione del debito”, ma, ha segnalato Michel, “tutti gli attori globali dovranno fare la loro parte”.
Di clima si è parlato in modo “orientativo” al summit: “Vogliamo la neutralità climatica entro il 2050” e ci sarà bisogno di “aggiornare il nostro obiettivo per il 2030”: se ne parlerà a dicembre in Consiglio, ma “sarà un dibattito difficile”. I leader si sono confrontati anche sulla pandemia, condividendo l’idea che bisogna “continuare a rafforzare notevolmente gli sforzi per una maggiore cooperazione e un maggiore coordinamento”, soprattutto sul tema degli spostamenti tra uno Stato e l’altro, ma non solo. Le ultime parole del suo intervento Michel le ha dedicate al tema del bilancio, motivo attualmente di contrasto tra Consiglio e Parlamento: “Mi auguro che i prossimi giorni siano un’opportunità per impegnarci tutti” a “garantire credibilità europea, a far sì che gli orientamenti forti e storici, assunti a livello di Consiglio europeo, anche grazie all’impulso dato dal Parlamento, possano dare luogo a una decisione concreta”.