“È eccessivamente utopico aspettarsi che la solidarietà e la coesione sociale possano essere stabilite attraverso la globalizzazione, il progresso economico, il miglioramento del tenore della vita, la scienza e la tecnologia, la comunicazione digitale e Internet. È impossibile che esista un mondo di pace e di giustizia senza il contributo dei grandi poteri spirituali dell’umanità, vale a dire delle religioni”. Lo ha detto questa mattina il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, intervenendo all’apertura dell’anno accademico della Pontificia Università Antonianum, con una prolusione complessa e a tutto campo dal titolo “Il Patriarcato ecumenico nel mondo contemporaneo: visione e testimonianza sociale”. A Roma per partecipare ieri in piazza del Campidoglio all’Incontro internazionale di preghiera per la pace, oggi Bartolomeo ha ricevuto dal rettore dell’Antonianum, Augustìn Hernàndez Vidales, il dottorato honoris causa in filosofia, con una cerimonia che si è svolta all’Ateneo alla presenza del Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin. Nella prolusione, il patriarca ha ripercorso il contributo spirituale che il Patriarcato ecumenico ha dato nella storia, proponendosi sempre come “centro di incontro di varie culture e nazioni”, “sintesi dei valori evangelici”, “faro lungimirante anche in epoche oscure e fino ai nostri giorni, luogo di conciliazione e riconciliazione”. Forte di quanto vissuto ieri a Roma con i leader delle religioni mondiali, Bartolomeo ha toccato in modo particolare il ruolo che le istituzioni religiose svolgono per favorire una pacifica convivenza e collaborazione tra le persone. “La religione – ha affermato Bartolomeo – è un fattore vitale nel processo di costruzione di ponti e di riconciliazione. La vera fede non libera gli esseri umani dall’essere responsabili del mondo”. Il patriarca ha citato espressamente a questo proposito il Documento sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmato ad Abu Dhabi; il testo recentemente pubblicato dal Patriarcato ecumenico, “Per la vita del mondo – Verso un ethos sociale della Chiesa ortodossa” e l’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, definita una “pietra miliare della sua teologia sociale”. “Abbiamo bisogno l’uno dell’altro”, ha quindi esortato il patriarca. “Abbiamo bisogno di obiettivi comuni; abbiamo bisogno di sforzi collaborativi. Siamo chiamati a costruire ponti basati sull’amore e la comprensione, e non a costruire muri di esclusione, basati sulla paura e sull’ignoranza. Dobbiamo essere critici nei confronti di tutte le tendenze che minano la solidarietà e si oppongono a tutto ciò che riduce gli esseri umani a consumatori insaziabili a spesa del loro vicino. Siamo chiamati a trovare il modo di evitare qualsiasi conflitto di razze o scontri di civiltà – nel rispetto delle differenze, nel difendere i diritti e nel promuovere il dialogo – per il bene di un mondo migliore e più luminoso”.