La Commissione presenta la sua terza relazione sui progressi compiuti nella lotta contro la tratta di esseri umani. Facendo il punto sulle misure adottate dal 2017, il rapporto “mette in evidenza le recenti tendenze nella tratta di esseri umani, le particolari complessità nel contesto della pandemia di coronavirus e le restanti sfide che l’Ue e gli Stati membri devono affrontare in via prioritaria”, premette la stessa Commissione. Presentando il rapporto all’evento “Anti-trafficking Efforts: Results and Challenges” con le autorità nazionali e la società civile, il commissario per gli affari interni Ylva Johansson ha dichiarato: “La tratta di esseri umani nell’Ue continua a evolversi. Quasi la metà di tutte le vittime sono cittadini dell’Unione, molti dei quali sono vittime della tratta all’interno del proprio paese. In modo schiacciante, le vittime sono donne e ragazze. Dobbiamo agire per prevenire l’orribile crimine della tratta di esseri umani, per assistere e proteggere le vittime e per fermare la cultura dell’impunità dei colpevoli”. Secondo la Commissione sono stati compiuti progressi in diversi settori, come la cooperazione transnazionale grazie agli sforzi congiunti di Europol ed Eurojust.
“Tuttavia, il crimine continua ad evolversi”: quasi la metà delle vittime sono cittadini dell’Ue (49%) e un terzo (34%) delle vittime è stato “trafficato” all’interno del proprio Stato membro; la “stragrande maggioranza delle vittime della tratta sono donne e ragazze (72%). Una vittima di tratta su quattro (22%) è un bambino”; “mentre la tratta a fini di sfruttamento sessuale rimane lo scopo predominante della tratta, viene segnalato anche lo sfruttamento del lavoro. Questi sono anche collegati al contesto della migrazione”. La Commissione informa che il numero di procedimenti giudiziari e condanne “rimane basso rispetto al numero di vittime denunciate”: nel 2017/2018 sono state registrate 14.145 vittime, ma solo 6.163 procedimenti penali e 2.426 condanne”. Inoltre il crimine è sempre più online “poiché i trafficanti fanno sempre più uso di Internet e dei social media per reclutare e sfruttare le vittime”. La pandemia di coronavirus “aggrava la vulnerabilità alla tratta”.