Quando quattro anni fa gli ordini religiosi austriaci avviarono il progetto dell’”Anno volontario dell’Ordine” la proposta era rivolta a donne e uomini interessati a condividere da tre a dodici mesi della loro vita all’interno di un convento o monastero, secondo le regole previste. La risposta nei primi tre anni è stata giudicata abbastanza buona: ma in questo 2020 l’interesse è aumentato considerevolmente dall’inizio della pandemia di Covid-19. Lo ha sottolineato suor Christine Rod, segretaria generale della Conferenza austriaca degli Ordini religiosi, evidenziando che soprattutto i giovani hanno fatto richiesta per l’esperienza. Durante il 2020 sono sorte “molte nuove domande sul significato della vita”, secondo la dichiarazione di suor Rod, che è stata ospite della trasmissione “Conversazione con una religiosa di spicco”, su Radio Klassic Stephansdom. Suor Rod ha ricordato che sono almeno due a settimana “gli incontri che i candidati hanno con suor Ruth Pucher, responsabile del progetto”. In questi incontri si valutano le richieste e le aspettative, ha sottolineato Rod in quanto “l’Anno volontario dell’Ordine può e deve aiutare a chiarire le questioni della vita”.
Ma il progetto è importante anche perché riporta gli Ordini al dialogo con la società, afferma la religiosa. Anche se il numero dei religiosi è in calo in Austria e nell’Europa centrale, la vita religiosa “ha ancora un futuro”: ne è convinta suor Rod; infatti, alcuni partecipanti degli anni precedenti si sono inseriti in un Ordine. “La nostra vita e il nostro lavoro come religiosi dovrebbero produrre una differenza positiva per gli altri”, ha detto Rod, “essendo presenti, rilevanti ed efficaci”.