“Non rassegnarsi mai alla guerra, ad agire con la forza mite della fede per porre fine ai conflitti. C’è bisogno di pace! Più pace!”. Lo ha esclamato il Papa nel discorso rivolto ai partecipanti all’incontro internazionale per la pace “Nessuno si salva da solo. Pace e fraternità”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio nello “spirito di Assisi” in piazza del Campidoglio, “cuore della città” di Roma, come l’ha definita Francesco. “I credenti hanno compreso che la diversità di religione non giustifica l’indifferenza o l’inimicizia”, il bilancio dei frutti del dialogo, di cui il Documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana rappresenta per il Papa una tappa importante. “Anzi, a partire dalla fede religiosa si può diventare artigiani di pace e non spettatori inerti del male della guerra e dell’odio”, la proposta di Francesco: “Le religioni sono al servizio della pace e della fraternità. Non possiamo restare indifferenti. Oggi il mondo ha un’ardente sete di pace. In molti Paesi si soffre per guerre, spesso dimenticate, ma sempre causa di sofferenza e povertà”. “Il mondo, la politica, la pubblica opinione rischiano di assuefarsi al male della guerra, come naturale compagna della storia dei popoli”, la denuncia del Papa: “Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. Prestiamo attenzione ai profughi, a quanti hanno subito le radiazioni atomiche o gli attacchi chimici, alle donne che hanno perso i figli, ai bambini mutilati o privati della loro infanzia”.