Procedura di infrazione avviata contro Cipro e Malta riguardo i cosiddetti “passaporti d’oro”, cioè la vendita a prezzi da capogiro della cittadinanza cipriota o maltese (e quindi europea) a persone di Paesi terzi. La Commissione ha inviato ai governi dei due Paesi le lettere di costituzione in mora ritenendo che questa prassi “non sia compatibile con il principio di leale cooperazione sancito dall’articolo 4, paragrafo 3, del Trattato sull’Unione europea”, spiega una nota di Bruxelles. “Questi programmi hanno implicazioni per l’Unione nel suo insieme” dal momento che quando un Paese Ue concede la cittadinanza, questa persona acquisisce tutti i diritti associati all’essere cittadino europeo (libera circolazione, soggiorno e lavoro nell’Ue, diritto di voto alle elezioni comunali e del Parlamento europeo). I governi cipriota e maltese avranno due mesi per rispondere alle lettere di oggi e, se non soddisfatta delle risposte, la Commissione potrà emettere un “parere motivato”. Questo traffico illecito di passaporti era già da tempo sotto la lente delle istituzioni europee: nel gennaio 2019 la Commissione aveva segnalato i rischi connessi a tale pratica rispetto alla sicurezza, al riciclaggio di denaro, evasione fiscale e corruzione e nell’aprile 2020 aveva già espresso formalmente le proprie preoccupazioni agli Stati interessati. Una lettera simile è partita anche per la Bulgaria per il “programma di cittadinanza per investimento” gestito da Sofia. Secondo quanto riportato oggi dalla testata Times of Malta, i “passaporti d’oro” hanno fruttato al governo maltese più di 800 milioni di euro tra il 2014 e luglio 2020, mentre per Cipro le entrate sono state di 7 miliardi di euro.