“La creazione dello Stato della Città del Vaticano e delle zone extraterritoriali permise a Pio XII di mettere al riparo tante persone ricercate dal regime nazista e dalle truppe di occupazione della città di Roma”. Lo ha detto il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nella prolusione al convegno organizzato in occasione del 150° anniversario della Breccia di Porta Pia, nella Sala capitolare del chiostro di Santa Maria sopra Minerva, a Roma. La firma dei Patti Lateranensi ha posto fine alla “questione romana”, ha fatto notare il cardinale nella prolusione, in cui ha ripercorso la vicenda di quel 20 settembre nella “memoria” della Santa Sede attraverso i papi che si sono succeduti. “Con Paolo VI la memoria di Porta Pia fu pienamente sanata”, ha affermato il porporato citando il suo discorso in Campidoglio, un secolo dopo la visita di Pio IX nello stesso luogo. “Spesso si dimentica che, fino al 1929, l’esercizio del potere temporale impedì al Papa l’ufficio pastorale come vescovo di Roma. La Breccia di Porta Pia segnò l’inizio di un lungo periodo di reclusione del Papa. Con la firma dei Patti Lateranensi, la dimensione pastorale del ministero del Papa è andata sempre più sviluppandosi, da Pio XII a Papa Francesco”. Con Bergoglio, ha fatto notare Parolin, “il problema è definitivamente superato”: nella sua visita al Campidoglio, infatti, Papa Francesco “non accennò neppure minimamente al 1870, non disse una parola sulla sovranità temporale del Papa, ma parlò della dimensione pastorale del ministero del successore di Pietro”.