Va promosso un “vero dialogo sociale” tra le parti, di fronte alle recenti manifestazioni e mobilitazioni delle popolazioni indigene, che si stanno spostando, in particolare dal dipartimento del Cauca, verso Bogotá, chiedendo un incontro con il presidente della Repubblica Iván Duque, nell’ambito della cosiddetta “minga indigena”, cioè uno spazio di organizzazione e mobilitazione comunitaria, che ha preso il via lo scorso 10 ottobre. L’auspicio viene dai vescovi della Colombia, che invitano a tale dialogo le autorità governative, le istituzioni pubbliche e private e, in generale, l’intero popolo colombiano.
La Conferenza episcopale della Colombia (Cec), in una dichiarazione firmata dal presidente, mons. Óscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio, dal vicepresidente, mons. Ricardo Tobón Restrepo, arcivescovo di Medellín, e dal segretario generale, mons. Elkin Álvarez Botero, vescovo ausiliare di Medellín, osserva che per evitare che i veri scopi delle marce e delle manifestazioni vengano deviati, è importante che “difendere la determinazione dei partecipanti alla minga”.
I vescovi fanno presente che lo scopo dei manifestanti altro non è che “cercare percorsi a difesa della vita, del territorio e della pace”. Pertanto, sono grati per il generoso aiuto delle istituzioni e delle persone che durante il loro viaggio a Bogotá hanno fornito supporto per proteggere la vita e la salute dei manifestanti, che lungo il cammino hanno ricevuto la solidarietà di alcuni vescovi, come di mons. Darío Monsalve, arcivescovo di Cali, e di mons. Juan Carlos Barreto, vescovo di Quibdó.
Infine, la nota della Cec ribadisce la necessità di creare una vera cultura dell’incontro fraterno “che ci permetta di aprirci ai fratelli, scoprire la ricchezza della diversità, sanare ferite, costruire ponti e aprire vie di convivenza nella giustizia e nel bene comune”.