“Mi ha profondamente rattristato la notizia del transito al cielo dello stimato metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta. Proprio nei giorni scorsi, con la particolare sensibilità che gli apparteneva, aveva voluto che fossi informato sulle sue ormai gravi condizioni di salute”. Esordisce così il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, nel messaggio di cordoglio e vicinanza alla comunità ortodossa di Venezia e del Veneto, in occasione della morte, questa mattina, di Gennadios, che era anche esarca per l’Europa meridionale.
Moraglia ne ricorda il “tratto di uomo di Dio”, la gioia, la dolcezza, la saggezza e l’equilibrio “che si richiedono, in modo speciale, a chi ha ricevuto e presta l’ufficio del servizio di guida del popolo santo di Dio”. Profondo il legame del metropolita con l’Italia – dove venne inviato da giovane “dall’indimenticabile patriarca Atenagora” e “con la città di Venezia, insieme al grande e infinito amore per la Madre Chiesa”. Moraglia rievoca il momento in cui, due anni fa, Gennadios accompagnò il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e” potemmo amabilmente conversare durante la visita in patriarchio e alla basilica patriarcale di San Marco”, e lo definisce “un vero testimone e costruttore di unità”. Di qui alcune sue affermazioni in un incontro pubblico: “Noi dobbiamo essere terreni aperti, liberi. Noi dobbiamo amare l’altro. Per noi cristiani c’è soltanto questo: amare, niente altro. Non è poi così difficile… Dio ci ha fatto esseri liberi, uniti, sempre pieni di gioia, per realizzare buone cose”. I suoi insegnamenti “continueranno ancora a produrre frutti di bene e di pace all’interno delle nostre Chiese”, conclude il patriarca di Venezia rivolgendo le condoglianze sue personali e dei vescovi del Triveneto all’arcidiocesi ortodossa greca d’Italia e Malta.