“Educare è scommettere e dare al presente la speranza”. È soltanto uno dei passaggi cruciali del videomessaggio, diffuso ieri alla Pontificia Università Lateranense, in cui Papa Francesco invita su scala planetaria rappresentanti delle istituzioni e del mondo culturale a sottoscrivere il “Global Compact on Education”, un patto educativo globale che ciascuno si impegnerà ad attuare nel proprio ambito e diffondere il più possibile per imprimere una “svolta al modello di sviluppo attuale”. L’Università Cattolica del Sacro Cuore è uno dei quattro atenei a livello mondiale incaricati di dare seguito a questo impegno. Raccogliendo l’invito di Papa Francesco, l’Università Cattolica risponde a questo compito dando vita all’Osservatorio per l’educazione e la cooperazione internazionale. Ad annunciare la sua istituzione è stato il rettore Franco Anelli, durante l’incontro promosso a Roma dalla Congregazione per l’educazione cattolica. Guidato da Domenico Simeone, titolare in Cattolica anche della cattedra Unesco sull’”educazione per lo sviluppo integrale dell’uomo e per lo sviluppo solidale dei popoli”, “sarà uno strumento per dialogare con le altre università che sono coinvolte in questo progetto”, ha affermato Anelli. In questo modo va ad aggiungersi all’attività di altre strutture della Cattolica (Centro di Ateneo per la solidarietà internazionale, Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa, Alta Scuola per l’ambiente) che da tempo, attraverso uno “sforzo multidisciplinare”, si occupano di temi educativi in linea con quanto auspicato dalla Laudato si’, che invita a collaborare per custodire la “nostra casa comune”.
“Si tratta di centri peculiari in cui confluiscono competenze di docenti afferenti a diverse facoltà e dipartimenti che cercano di strutturare attività di ricerca o di terza missione che abbiano una connotazione pluridimensionale e una capacità di intercettare la complessità del reale che, come sappiamo bene, fatica a ordinarsi secondo i criteri dei settori scientifici”, ha osservato il rettore Anelli. Tutto ciò nell’ottica di “un approccio secondo ‘universitas’, per una cultura diffusa che significa approccio consapevole alla cittadinanza e recupero della dimensione di carattere generale culturale e globale che appartiene alla origine delle università stesse”.