“In Venezuela l’aumento della malnutrizione acuta nei bambini sotto i 5 anni durante la pandemia è del 73%. Tuttavia, c’è un grande silenzio informativo ufficiale al riguardo. L’impedimento di un ambito di intervento umanitario in Venezuela non permette una risposta globale ed efficace”.
“È chiaro che la situazione dei venezuelani è insostenibile – prosegue il Gruppo di lavoro -, in quanto le cause strutturali della complessa crisi umanitaria all’interno del Paese non vengono risolte e che, purtroppo, le condizioni socioeconomiche nei Paesi della regione che ospitano i migranti si sono indebolite, a causa della pandemia di Covid-19 e di gravi fenomeni climatici”.
Prosegue il comunicato: “Osserviamo come le zone più remote del Paese siano tagliate fuori per mancanza di benzina, elettricità e internet, mentre la popolazione è in balia della violenza di gruppi criminali e irregolari che operano in un territorio sempre più esteso”. Inoltre, si susseguono le “segnalazioni di un aumento del lavoro precario nei Paesi ospitanti durante la pandemia, in cui i migranti venezuelani sono vittime di offerte ingannevoli, giornate lavorative di oltre dodici ore in strutture prive di sicurezza sanitaria, reti di tratta e prostituzione, ponendoci in uno scenario di alto rischio di sfruttamento, sia per gli uomini sia per le donne”.
Tra gli appelli del Gruppo di lavoro di Caritas Internationalis, “ascoltare e rendere visibili le richieste del popolo venezuelano, dentro e fuori dal Paese”, aumentare gli sforzi per poter dar vita a maggiori e più articolati interventi umanitari, “rafforzare la voce della società civile”, “elaborare e pianificare progetti inter frontalieri”.
Oltre a Caritas Internationalis, alle Caritas continentali di Europe e America Latina e alla statunitense Catholic Relief Services, la nota è firmata, tra le altre, dalle Caritas di Germania, Svizzera, Olanda, Norvegia, Francia, Spagna, Ecuador, Brasile, Cile, Colombia, Perù, Bolivia e Canada.