“Ci è chiesto di perseguire una cultura integrale, partecipativa e poliedrica. Ci serve il coraggio di generare processi che assumano consapevolmente la frammentazione esistente e le contrapposizioni che di fatto portiamo con noi; il coraggio di ricreare il tessuto di relazioni in favore di un’umanità capace di parlare la lingua della fraternità”. Lo dice Papa Francesco, in un videomessaggio ai partecipanti all’evento per il Global Compact on Education, presentato oggi pomeriggio, presso la Pontificia Università Lateranense, nel corso dell’iniziativia – in diretta streaming – promossa dalla Congregazione per l’Educazione cattolica. “Il valore delle nostre pratiche educative non sarà misurato semplicemente dal superamento di prove standardizzate – osserva il Pontefice -, bensì dalla capacità di incidere sul cuore di una società e di dar vita a una nuova cultura. Un mondo diverso è possibile e chiede che impariamo a costruirlo, e questo coinvolge tutta la nostra umanità, sia personale che comunitaria”. Due le caratteristiche indicate per il processo: “plurale” e “poliedrico”, “capace di coinvolgerci tutti in risposte significative, dove le diversità e gli approcci sappiano armonizzarsi per la ricerca del bene comune”. “Capacità di fare armonia: ci vuole questo, oggi”.
Sette gli impegni richiesti dal Papa: il primo è quello di mettere al centro di ogni processo educativo formale e informale la persona, il suo valore, la sua dignità, per “far emergere la sua propria specificità, la sua bellezza, la sua unicità e, al tempo stesso, la sua capacità di essere in relazione con gli altri e con la realtà che la circonda, respingendo quegli stili di vita che favoriscono la diffusione della cultura dello scarto”. Poi, l’ascolto della voce dei bambini, dei ragazzi e dei giovani a cui “trasmettiamo valori e conoscenze”, per “costruire insieme un futuro di giustizia e di pace, una vita degna per ogni persona”. E, ancora, favorire la piena partecipazione delle bambine e delle ragazze all’istruzione. Il quarto impegno è quello di vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore. Quindi, educare ed educarci all’accoglienza, aprendoci ai più vulnerabili ed emarginati. Il sesto è l’impegno a studiare per “trovare altri modi di intendere l’economia, di intendere la politica, di intendere la crescita e il progresso, perché siano davvero al servizio dell’uomo e dell’intera famiglia umana nella prospettiva di un’ecologia integrale”. Infine, la richiesta di “custodire e coltivare la nostra casa comune, proteggendola dallo sfruttamento delle sue risorse, adottando stili di vita più sobri e puntando al completo utilizzo di energie rinnovabili e rispettose dell’ambiente umano e naturale secondo i principi di sussidiarietà e solidarietà e dell’economia circolare”.