La voce dell’Africa è risuonata oggi nel cuore dell’Europa. È successo questa mattina nel corso di un webinar promosso dalla Comece che ha permesso a rappresentanti di associazioni e movimenti di raccontare, direttamente da Liberia, Zimbabwe, Sud Sudan, Repubblica Centroafricana, Kenya e Nigeria la loro esperienza sul campo a rappresentanti politici dell’Ue. Un confronto serrato sull’impegno della società civile e della Chiesa a promuovere progetti che favoriscono e sostengono la “resilienza” della popolazione di fronte a sfide come guerre civili, catastrofi naturali, cambiamenti climatici, migrazioni e crisi politiche. Un incontro promosso anche in vista del Summit tra Unione europea e Unione africana che a causa del Coronavirus è stato posticipato al 2021 e che si propone la definizione di una partnership di lungo periodo e tra pari tra le due sponde del Mediterraneo. In collegamento dalla Liberia, ha preso la parola padre McDonald Nah, direttore della Caritas locale, che ha parlato del progetto “Connect for peace”, volto a promuovere la coesione sociale tra le diverse etnie, divise da 15 anni di guerra civile. Dallo Zimbabwe, Gertrude Chimange, coordinatrice diocesana di Giustizia e Pace, ha raccontato gli sforzi compiuti dalla Chiesa locale per sostenere la popolazione colpita nel marzo del 2019 da un ciclone che ha provocato danni e vittime. Forti le testimonianze di una ragazza dal campo profughi di Iridimi, in Sud Sudan, e di Prosper N’Douba della Comunità di Sant’Egidio, che dalla Repubblica Centrafricana ha raccontato l’impegno nel difficilissimo processo di riconciliazione tra le diverse coalizioni attraverso il dialogo interreligioso, soprattutto tra le comunità musulmane e cristiane.
Secondo quanto affermato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo “Stato dell’Unione” del 16 settembre, la creazione graduale di un partenariato duraturo con l’Africa è una priorità assoluta per l’Unione europea. “Quello che noi proponiamo – ha spiegato al Sir don Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece – è che questo partenariato sia sentito davvero come prioritario dalla Ue; metta al centro le persone, le popolazioni, le famiglie; tenga presente gli attori locali e tra gli attori locali ci sono anche le associazioni legate alla Chiesa”. Immediata la risposta dei politici europei che hanno partecipato al dibattito: Lukas Mandl del Ppe (Austria) ha sottolineato il ruolo della società civile e delle Chiese, definendole “risorse preziose” con cui “lavorare insieme” per permettere anche alle persone di “rimanere nella loro terra, senza essere costrette a fuggire”. Anche Mario Ronconi ha sottolineato il “ruolo-chiave” delle comunità locali nel promuovere la resilienza. Senza la società civile – ha detto – è difficile pensare di sviluppare dinamiche positive volte a curare le fragilità, spesso strutturali, che attraversano il continente africano.