“L’epidemia si estende con altre 136 piante infette situate anche nella Piana degli ulivi monumentali dove è scomparso per sempre 1/3 degli storici esemplari, privando l’Italia di un patrimonio di inestimabile valore sul piano storico, ambientale, economico ma anche occupazionale”. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti, in occasione della scoperta dei nuovi focolai anche nelle campagne di Monopoli (Bari) proprio in occasione dell’inizio della raccolta delle olive sugli alberi sopravvissuti alla Xylella che sta devastato la Puglia.
“Una zona cuscinetto a Nord dove la normativa prevede la rimozione anche delle piante circostanti nel raggio di 50 metri, situata nel cuore della Piana degli Ulivi, dove è altissima la concentrazione di ulivi millenari con ben 250mila esemplari di pregio straordinario – ricorda l’associazione -. Si stima che alcuni potrebbero addirittura avere un’età fino a 3.000 anni, con circonferenze che superano i 10 metri. Una ricchezza dal punto di vista storico e turistico sino ad oggi mantenuta in vita soprattutto grazie all’impegno di generazioni di agricoltori, anche a prezzo di sacrifici considerevoli. La gestione di un ulivo monumentale è, infatti, molto più complicata, con rese produttive notevolmente più basse rispetto a una normale pianta, ma anche con la necessità di procedere a una raccolta esclusivamente manuale e maggiori difficoltà a livello di potatura e di trattamento”.
Un impegno che rischia ora di essere vanificato dall’epidemia di Xylella che dal 2013 ad oggi ha colpito 8mila chilometri quadrati, con un danno stimabile di 1,6 miliardi euro, secondo un’analisi della Coldiretti. “Se non esistono cure per salvare gli ulivi infetti da Xylella, l’unica strada – spiega la Coldiretti – è la convivenza con il batterio attraverso la pratica dell’innesto con varietà resistenti per salvaguardare almeno gli ulivi millenari”.
Peraltro i problemi causati dalla Xylella si aggiungono quest’anno a “quelli climatici che hanno causato un calo stimato del quantitativo di olio del 22% a livello nazionale che sale addirittura al 48% proprio in Puglia dove si produce circa la metà dell’extravergine Made in Italy. Complessivamente si prevede – sottolinea la Coldiretti – una produzione nazionale di circa 287 milioni di chili rispetto ai 366 milioni di chili della campagna precedente. Un risultato che mette a rischio il futuro del settore in un anno segnato dall’emergenza Covid che ha ridotto le opportunità di mercato in Italia e all’estero e aumentato i costi delle imprese per garantire la sicurezza dei lavoratori”.