“Fino a quando?”. È questa la domanda che percorre tutti i salmi, e attraversa anche la nostra vita. Lo ha spiegato il Papa, durante la catechesi dell’udienza di oggi, svoltasi in Aula Paolo VI. “Dal soffrire al domandare”, ha detto a braccio: è questo il percorso dei salmi, in cui “la sofferenza si trasforma in domanda”. “Tra le tante domande, ce n’è una che rimane sospesa, come un grido incessante che attraversa l’intero libro da parte a parte, una domanda che anche noi ripetiamo tante volte: ‘Fino a quando?’”, le parole di Francesco: “Ogni dolore reclama una liberazione, ogni lacrima invoca una consolazione, ogni ferita attende una guarigione, ogni calunnia una sentenza di assoluzione. ‘Fino a quando dovrò soffrire questo, ascoltami Signore?’. Quante volte abbiamo pregato così: ‘fino a quando, smettila Signore!”. “Ponendo in continuazione domande del genere, i salmi ci insegnano a non assuefarci al dolore, e ci ricordano che la vita non è salvata se non è sanata”, ha detto il Papa: “L’esistenza dell’uomo è un soffio, la sua vicenda è fugace, ma l’orante sa di essere prezioso agli occhi di Dio, per cui ha senso gridare. Questo è importante: quando noi andiamo a pregare, andiamo perché sappiamo di essere preziosi agli occhi di Dio. Tu lo sai, nell’inconscio, ma lo sai, hai la grazia dello Spirito Santo dentro che ti spinge ad andare a questa saggezza: che tu sei prezioso agli occhi di Dio, e per questo vai a pregare”. La preghiera dei salmi, per Francesco, “è la testimonianza di questo grido: un grido molteplice, perché nella vita il dolore assume mille forme, e prende il nome di malattia, odio, guerra, persecuzione, sfiducia… Fino allo ‘scandalo’ supremo, quello della morte”.