“Tutti i dolori degli uomini per Dio sono sacri”, perché “davanti a Dio non siamo degli sconosciuti, o dei numeri. Siamo volti e cuori, conosciuti ad uno ad uno, per nome”. Ad assicurarlo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata ai Salmi, dove “il credente trova una risposta”. “Egli sa che, se anche tutte le porte umane fossero sprangate, la porta di Dio è aperta”, ha spiegato Francesco: “Se anche tutto il mondo avesse emesso un verdetto di condanna, in Dio c’è salvezza”. “Il Signore ascolta: qualche volta nella preghiera basta sapere questo”, ha detto il Papa: “Non sempre i problemi si risolvono. Chi prega non è un illuso: sa che tante questioni della vita di quaggiù rimangono insolute, senza via d’uscita; la sofferenza ci accompagnerà e, superata una battaglia, ce ne saranno altre che ci attendono. Però, se siamo ascoltati, tutto diventa più sopportabile”. “La cosa peggiore che può capitare è soffrire nell’abbandono, senza essere ricordati”, ha sottolineato Francesco: “Da questo ci salva la preghiera. Perché può succedere, e anche spesso, di non capire i disegni di Dio. Ma le nostre grida non ristagnano quaggiù: salgono fino a lui, al Signore, che ha cuore di Padre, e che piange lui stesso per ogni figlio e figlia che soffre e che muore”. “A me fa bene, nei momenti brutti, pensare a Gesù piangendo”, ha rivelato a braccio il Papa: “Quando pianse guardando Gerusalemme, quando pianse davanti alla tomba d Lazzaro. Dio ha pianto per me. Dio piange, piange per i nostri dolori, perché Dio ha voluto farsi uomo per poter piangere”. “Pensare che Gesù piange con noi nel dolore è una consolazione, ci aiuta ad andare avanti”, ha concluso Francesco: “Se rimaniamo nella relazione con Lui, la vita non ci risparmia le sofferenze, ma si apre a un grande orizzonte di bene e si incammina verso il suo compimento. Coraggio, avanti con la preghiera, Gesù sempre è accanto a noi!”.