“Non basta garantire un tetto e un po’ di cibo: se non si favorisce l’incontro reale e non si offrono strumenti per l’integrazione, si consegnano i migranti all’emarginazione, alla ghettizzazione e alla criminalità organizzata”. Lo ha affermato oggi a Roma mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, nel suo intervento durante l’evento conclusivo della campagna “Liberi partire, liberi di restare”, promossa tre anni fa dalla Conferenza episcopale italiana, di cui ha tracciato oggi un bilancio. La campagna, ha sottolineato mons. Russo, è stata “il segno eloquente di un’attenzione non sporadica al fenomeno migratorio, di un impegno globale e continuo che è testimonianza di una Chiesa in uscita”. Perciò i quattro verbi – accogliere, proteggere, promuovere, integrare – indicati da Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante, costituiscono “la magna charta di ogni politica migratoria che voglia essere efficace, ma anche dell’atteggiamento di chiunque si dica cristiano”. L’ideale, e qui ha citato Papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”, sarebbe “evitare le migrazioni non necessarie e a tale scopo la strada è creare nei Paesi di origine la possibilità concreta di vivere e di crescere con dignità”. Ma – queste ancora le parole del Papa – “finché non ci sono seri progressi in questa direzione, è nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona”. “Solo riconoscendoci fratelli – ha aggiunto il segretario generale della Cei – potremo guardare l’altro non come un’insidia, un problema, un usurpatore, ma come persona degna di essere amata, soccorsa e aiutata”.