“È un tempo difficile. Un dramma ha attraversato e sta attraversando la storia della nostra nazione e del mondo intero. Un’esperienza inedita, almeno per la civiltà occidentale moderna, e per molti aspetti paragonabile alla condizione della guerra”. Lo ha detto mons. Santo Marcianò, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, nell’omelia della Messa che ha celebrato stamani a Roma, a Santa Maria in
Ara Coeli, nella festa di san Giovanni XXIII, patrono dell’Esercito italiano. “Un dramma inatteso ci ha sconvolti, affidando nuovi compiti a ciascuno di noi e particolarmente a chi, come voi, ha dovuto vegliare sull’ordine, la protezione e la custodia dei cittadini e delle comunità”, ha aggiunto il presule rivolgendosi ai militari presenti alla celebrazione. Ricordando come le forze armate abbiano portato avanti il loro lavoro in questi mesi in cui “eravamo sempre più impauriti dalla diffusione dei contagi, dal crescente numero di vittime, dalle varie chiusure con le conseguenti ripercussioni sull’economia”, mons. Marcianò ha ribadito che “ci avvolgevano di una vera e propria ‘economia della dedizione’, portatrice di cura, sollievo, consolazione, attenzione agli ultimi e rispetto della dignità umana”.
Infine, l’arcivescovo ha richiamato l’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, ricordando quei “fecondi processi artigianali di pace, evidenti o invisibili, da voi avviati in tanti modi nel nostro Paese e nelle Missioni estere”: “La nostra, la vostra missione vi colloca, in ottemperanza ai doveri affidati agli uomini delle Istituzioni e, ancor più intimamente, in obbedienza al senso di fratellanza che vi rende straordinari tessitori di pace. È proprio vero: la pace è la vostra vocazione!”.