“L’impatto differenziato della crisi ha disegnato una nuova geografia nell’Ue, una ‘geografia Covid-19’, diversa dalle tradizionali linee di demarcazione di regioni urbane o rurali, centrali o periferiche o di coesione. Questo implica la necessità di un’attenta valutazione delle esigenze di sostegno delle regioni e per mettere in campo risposte coordinate e su misura”. Questa la valutazione di fondo che emerge dal “primo barometro annuale regionale e locale” sull’impatto della pandemia su salute, economia e comunità delle regioni e delle città, curato dal Comitato europeo delle Regioni (CdR). Se a livello europeo e nazionale la pandemia è stata drammatica, ci sono sacche regionali e locali allo stremo. E da un approccio differenziato e dal basso dovrebbero ripartire l’Europa e i Paesi nei loro programmi di rilancio. Anche perché, secondo un’indagine sull’opinione pubblica commissionata dal CdR (nel periodo 3-17 settembre 2020 su un campione di 26mila cittadini Ue) sulla crisi del coronavirus e sul ruolo delle autorità regionali e locali, il 52% degli europei si fida delle autorità regionali e locali, il 47% dell’Ue e il 43% del governo nazionale. Anche per superare la crisi le autorità regionali o locali sono più affidabili (48%) dell’Ue (45%) e dei governi nazionali (44%), sebbene due europei su tre pensino che le autorità regionali e locali non abbiano un’influenza sufficiente sulle decisioni prese a livello dell’Ue.
C’è un 58% di europei che ritiene che una maggiore influenza delle autorità regionali e locali avrebbe un impatto positivo sulla capacità dell’Ue di risolvere i problemi. Dall’indagine emerge anche che per rilanciare l’Europa bisognerebbe ripartire dalla salute (45%), occupazione e affari sociali (43%) e istruzione, formazione e cultura (40%). Il CdR però lamenta il fatto che “il coinvolgimento delle autorità regionali e locali nella governance del Recovery Plan è piuttosto limitato come attualmente progettato”, il che lo rende “in qualche modo ‘spazialmente’ cieco”. Critico il CdR anche sulla flessibilità nel reindirizzare i finanziamenti della politica di coesione: “Comportano il rischio di una maggiore centralizzazione a livello di Stato membro”.