È un Cile ancora attraversato da profonde tensioni sociali quello che si appresta a esprimersi il prossimo 25 ottobre sulla proposta di elaborare una nuova Costituzione. Una sorta di plebiscito “preliminare”, che fa seguito alle massicce e in qualche caso violente proteste esplose un anno fa. Attutite dalla pandemia, ora tornano le manifestazioni. In particolare, forti proteste si susseguono soprattutto nella capitale da quando, lo scorso 2 ottobre, un carabiniere avrebbe scaraventato dal Puente Pío Nono, nel centro della capitale, un ragazzo di 16 anni, che ha fatto un volo di sette metri. Ora il carabiniere, Nicolás Zamora Soto, di 22 anni, si trova in stato di detenzione preventiva per 120 giorni, accusato di tentato omicidio.
In tale scenario, venerdì scorso, si è pronunciato il Comitato permanente della Conferenza episcopale del Cile (Cech): “Non lasciamo spazi alla violenza, che porta solo più dolore”. Secondo la nota, la Costituzione è “la legge fondamentale che determina i principi su cui si fonda il regime politico e sociale della nazione” e ha “enorme rilevanza per la società e la vita degli abitanti del Paese”.
“Partecipare alle decisioni elettorali è una responsabilità che corrisponde ad ogni persona, libera e informata”, scrivono i vescovi cileni, sottolineando alcuni punti della nuova lettera enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, dedicata alla buona politica.
Prosegue il messaggio: “Il rispetto per la vita e la dignità di ogni persona, la promozione della giustizia e della solidarietà, per superare i divari socioeconomici e culturali, e la protezione dei gruppi più vulnerabili sono, tra gli altri, valori indispensabili nella vita di un popolo. Per questo non possiamo restare indifferenti all’esercizio della responsabilità civica a cui siamo chiamati”. Insieme con questo, i vescovi sperano in saggezza e responsabilità civica “a beneficio della pace sociale e dei più vulnerabili della nostra società”, invitando a salvaguardare il diritto a espressioni pacifiche e il rispetto degli standard sanitari.
Le autorità e i leader del Paese sono invitati dalla Chiesa cilena ad agire uniti e impegnati in questo processo democratico, affinché nessuno si senta minacciato o escluso. “Proprio come la pace sociale è il frutto della giustizia, la soddisfazione delle esigenze sociali richiede anche una leadership responsabile con la capacità di guardare alla convivenza civica, fraterna e nel dialogo. In Cile c’è una grande diversità di opzioni e opinioni, ma la sua vocazione è l’unità e la sua via è la pace”, concludono i vescovi.
Nel frattempo, la Commissione cilena per i diritti umani ha chiesto all’Alto Commissario dell’Onu, l’ex presidente cilena Michelle Bachelet, l’invio “urgente” di una missione di osservatori in Cile fra il 16 e il 26 ottobre, cioè nel periodo che comprende le date del 18 ottobre, primo anniversario delle manifestazioni di piazza, e il 25 ottobre, data del plebiscito.