“Praticamente una tredicenne o una quattordicenne potrà, senza ricetta medica, andare in farmacia e acquistare un composto chimico a base di ulipistral acetato affinché, in caso di avvenuto concepimento di un figlio, il suo utero (l’ambiente in cui il nuovo essere umano dovrebbe trovare stabile alloggio fino alla nascita) si renda inagibile e inospitale. Conseguenza: il nuovo essere umano che ha appena iniziato a esistere viene espulso e muore”. Marina Casini Bandini, presidente nazionale del Movimento per la vita, sintetizza così al Sir l’inquietante scenario aperto dalla Determina 998 dell’8 ottobre con cui l’Aifa ha eliminato anche per le minorenni l’obbligo di ricetta per l’acquisto di EllaOne, la cosiddetta pillola dei 5 giorni dopo.
Per Casini la dicitura “contraccezione di emergenza” ben visibile sulla confezione è “un inganno”: “un conto è impedire che il concepimento avvenga; un conto è intervenire per distruggere il concepito”. “Ciò che rende drammatica la situazione è il palese tentativo di cancellare, nella mente, nei cuori, nelle coscienze, anche solo il pensiero che in gioco ci sia un concreto e reale, unico e irripetibile essere umano che ha bisogno solo di tempo e spazio per manifestarsi in ciò che già è. È dunque necessario vedere, sapere, conoscere, ma la decisione dell’Aifa va “nella direzione esattamente opposta: lo sguardo è rifiutato, il figlio negato in partenza” e così “insieme alla vita si distruggono i diritti fondamentali dell’uomo e il principio di uguaglianza” e si tenta di “imporre un pensiero unico falsificando la realtà”.
“È assurdo”, prosegue, “ritenere che un sito internet – come è stato annunciato – sia una guida per orientare delle giovanissime donne, in età puberale o adolescenti, nell’ambito della sessualità, sottraendole al saggio filtro di una valutazione medica visto che si tratta di sostanze che incidono anche sulla salute. Inoltre, a giudicare da come viene presentata la pillola dei cinque giorni dopo – ‘contraccezione di emergenza’ è tipica espressione dell’antilingua (si dice una cosa per coprirne un’altra) – è ragionevole la diffidenza riguardo alle informazioni contenute nel sito annunciato dall’Aifa” . Di qui l’urgenza di una “mobilitazione delle coscienze” che impedisca “l’assuefazione, la rassegnazione, l’indifferenza. È necessaria – conclude – una seria e approfondita riflessione sull’obiezione di coscienza dei farmacisti alla luce dei principi costituzionali, della libertà di coscienza riconosciuta dalle carte sui diritti umani, ma anche alla luce dell’art. 9 della legge sull’aborto che abilita a sollevare obiezione di coscienza il ‘personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie”.