“Ho apprezzato che tra Armenia e Azerbaigian sia stato concordato un cessate il fuoco per motivi umanitari, in vista del raggiungimento di un sostanziale accordo di pace”. Con queste parole il Papa, al termine dell’Angelus di ieri, ha affrontato la questione del Nagorno-Karabakh. “Nonostante la tregua si dimostri troppo fragile, incoraggio a riprenderla ed esprimo partecipazione al dolore per la perdita di vite umane, per le sofferenze patite, nonché per la distruzione di abitazioni e luoghi di culto”, ha proseguito: “Prego e invito a pregare per le vittime e per tutti coloro la cui vita è in pericolo”. Subito prima, Francesco ha espresso la sua vicinanza “alle popolazioni colpite dagli incendi che stanno devastando tante regioni del pianeta, nonché ai volontari e ai vigili del fuoco che rischiano la vita per estinguere i roghi. Penso alla costa occidentale degli Stati Uniti, particolarmente alla California, e penso anche alle regioni centrali del Sudamerica, alla zona del Pantanal, al Paraguay, alle rive del fiume Paraná, all’Argentina”. Infine, la richiesta di un applauso per Carlo Acutis, il “ragazzo quindicenne, innamorato dell’Eucaristia” e beatificato sabato ad Assisi: “Egli non si è adagiato in un comodo immobilismo, ma ha colto i bisogni del suo tempo, perché nei più deboli vedeva il volto di Cristo. La sua testimonianza indica ai giovani di oggi che la vera felicità si trova mettendo Dio al primo posto e servendolo nei fratelli, specialmente gli ultimi”.