Circa il 50% dell’intera popolazione della Repubblica dell’Artsakh (oltre 75mila persone) è fuggito ed ha lasciato le proprie case per ripararsi in luoghi più sicuri. Alcuni si sono trasferiti in altri insediamenti del Paese. Altri hanno preferito rifugiarsi in Armenia. Chi invece ha deciso di rimanere, è costretto a vivere nei rifugi per proteggersi dagli attacchi militari. È quanto si legge in un report arrivato oggi al Sir redatto dalla Repubblica dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) e rilanciato in Italia dall’Ambasciata della Repubblica di Armenia presso la Santa Sede sulle ostilità azerbaigiane e gli attacchi contro i civili e le infrastrutture del Paese. “A partire dalla mattina del 27 settembre 2020, l’Azerbaigian ha iniziato il lancio indiscriminato di attacchi aerei (compresi attacchi UAV) e attacchi di artiglieria contro la Repubblica di Artsakh (Repubblica di Nagorno-Karabakh) lungo l’intera linea di confine. Villaggi, città e la capitale stessa di Stepanakert sono stati attaccati intensamente, il che ha causato numerose vittime e feriti tra i civili. Danni su larga scala sono stati causati a postazioni civili, come edifici residenziali e scuole, nonché a infrastrutture vitali per la sopravvivenza della popolazione civile. La vita e la salute dei bambini, delle donne e dell’intera popolazione dell’Artsakh sono ancora sotto un imminente e vera minaccia”. Secondo i dati riportati sul Report, al 9 ottobre, sono stati 20 i civili uccisi (8 donne e 12 uomini tra cui 1 bambino). Il 60% è stato ucciso mentre si trovava in casa. Più di 100 civili sono rimasti feriti, di cui 81 hanno riportato ferite gravi. Le lesioni riguardano principalmente arti superiori e inferiori e fratture facciali, sotto forma di ferite da schegge. Le forze azere hanno colpito la stazione centrale dell’elettricità a Stepanakert, le stazioni elettriche locali in altre città e villaggi, nonché un gran numero di reti elettriche. Di conseguenza, l’intera popolazione è stata regolarmente privata elettricità per alcuni giorni. Un altro obiettivo intenzionale è stata la rete telefonica e Internet presa di mira da hacker azerbaigiani creando grossi problemi nel sistema per alcuni giorni. Colpite anche fabbriche e centinaia di attività commerciali e produttive. Colpite purtroppo dal Nord al Sud del Paese anche un gran numero di istituzioni pubbliche e religiose, come scuole, asili, centri culturali, cattedrali. L’8 ottobre 2020, le forze armate azere hanno lanciato due assalti alla cattedrale del Santo Salvatore nella città di Shushi, che è il simbolo culturale e religioso dell’Artsakh. “L’attacco – si legge nel Report – è in linea con la continua pratica di distruggere il patrimonio culturale armeno dell’Artsakh. Dimostra anche una radicale mancanza di rispetto verso l’elemento cristiano dell’identità armena”.