“Preghiamo per questa nostra Chiesa, affinché resti unita, feconda di vita divina, salvatrice dell’umanità, evangelizzatrice dei propri concittadini, concorde, orante, Regno di Dio”. Questa l’esortazione rivolta da mons. Paolo Rabitti, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, nell’omelia della solenne concelebrazione eucaristica presieduta ieri nella cattedrale di Ferrara. Il presule, che ha guidato la diocesi dal 2004 al 2013, ha compiuto 60 anni di sacerdozio e 25 di episcopato.
Nato nel 1936, riceve l’ordinazione presbiterale nella cattedrale di San Petronio a Bologna il 30 ottobre 1960 dal card. Giacomo Lercaro, e la consacrazione episcopale il 24 giugno 1995 dal card. Giacomo Biffi. Il 2 ottobre 2004 Papa Woytila lo nomina arcivescovo di Ferrara-Comacchio, diocesi che regge sino al marzo 2013.
Ma l’arcivescovo emerito non va in pensione: Papa Francesco lo nomina il 16 dicembre 2013 componente della Congregazione dei vescovi dove resta sino al dicembre 2016. In una recente intervista ha rilevato che in questi ultimi decenni di vita ecclesiale “siamo stati chiamati alla conversione missionaria, al rinnovamento della parrocchia, comunità di comunità, all’accoglienza delle associazioni e movimenti che sono ricchezza della Chiesa ma – se rimangono autoreferenziali – diventano nomadi senza radici”. Pertanto chi vuole essere ed è chiamato ad essere membro vivo, attivo, coerente con il Vangelo della Chiesa “è sospinto ad essere totalmente immerso in ciò che Gesù ha insegnato, vissuto ed esigito dagli apostoli e conseguentemente dai battezzati”, “scuotendo da se stesso quei pulviscoli infiltrati in lui da quel grigio pragmatismo della vita quotidiana che fanno correre il pericolo di meschinità e possono rendere i cristiani mummie da museo”, come si legge nell’esortazione apostolica Evangelii Guadium.