“La pandemia ha scavalcato tutte le recinzioni artificiali, mostrando – come ci ha ricordato Papa Francesco – che siamo davvero ‘tutti sulla stessa barca’” e “non possiamo continuare a contenderci qualche centimetro quadrato a poppa o a prua, nella noncuranza per la rotta da tenere in un mare in tempesta”. Lo ha detto mons. Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro, nell’omelia pronunciata oggi, in occasione dell’insediamento dei nuovi Capitani reggenti di San Marino. Il presule ha messo in guardia dal “virus dell’individualismo” che può minacciare “la realtà della interdipendenza e della solidarietà”. “Non si può essere ‘globali’ nella finanza e non nella fraternità, nella circolazione delle merci e non nel riconoscimento della dignità, nel profitto e non nel welfare, nella libertà e non nella giustizia”, il monito. Secondo Turazzi, “se siamo autonomi lo siamo non per essere soli, ma per condividere spiritualmente la fraternità, per ampliare in estensione ed in profondità le nostre capacità relazionali. Per questo, le sofferenze della pandemia non ci lasciano indifferenti”.
San Marino, “fondatore della nostra Repubblica, ha iniziato una tradizione di fraternità e di amore alla vita, di cui siamo fieri”, ha proseguito il vescovo ricordando che la Repubblica “ha saputo accogliere con generosità donne, uomini e famiglie in pericolo per la guerra e per forme di persecuzione”. “C’è a San Marino un popolo cristiano che ama e difende ogni vita” e che chiede alla politica “di essere protagonista nella difesa del bene comune, certo che il primo bene è la vita del più debole e indifeso”. “Sono custode di mio fratello – ha concluso riprendendo al contrario la risposta di Caino –, disposto ad allargare gli spazi della fraternità”.