Un’attività innovativa di Caritas Argentina nei quartieri disagiati delle città ha ricevuto un finanziamento di 100mila euro da Caritas Internationalis. Alcuni giovani, che stanno svolgendo un cammino di recupero dalle dipendenze, prestano servizio come volontari incaricati di dare sollievo e prendersi cura degli anziani che devono vivere in luoghi di isolamento, per poi preparare e portare loro cibo e medicine. L’iniziativa si svolge nelle città di Añatuya, Formosa, Mar del Plata, Comodoro Rivadavia e Río Gallegos. A differenza di altre proposte presentate in tutto il mondo, che focalizzavano gli aiuti sulle richieste di forniture ospedaliere, “le azioni svolte nel nostro Paese sono state considerate nuove per essere preventive e valorizzare il lavoro di comunità”, precisa una nota di Caritas Argentina pervenuta al Sir.
Dopo la dichiarazione di emergenza per la pandemia Covid-19, Caritas Argentina “ha dovuto riorganizzare molte delle azioni che sta portando avanti per rispondere ai problemi sociali delle comunità escluse e delle persone più povere. Nel caso dei Centri di quartiere, dedicati ad accompagnare e aiutare le persone con problemi di dipendenza (180 in tutto il Paese, ndr), gli spazi sono stati adattati e i residenti sono stati formati per soddisfare le esigenze di ciascuna comunità. Sono stati creati luoghi di isolamento preventivo per farvi vivere le persone a rischio ed è stata condotta un’indagine per mappare gli anziani al fine di portare loro cibo e cure mediche”.
Per questo, prosegue la nota, “è stata fondamentale la partecipazione dei giovani al recupero dalle dipendenze, che sono diventati protagonisti, essendo loro i volontari incaricati di fare le indagini necessarie, di assistere le persone che devono vivere nei luoghi di isolamento, di preparare e portare il cibo a chi ne ha bisogno, oltre ad altri compiti”.
“Data questa nuova situazione, è venuto fuori il meglio di noi. In ogni luogo, località, quartiere e città in questi mesi abbiamo ampliato il campo di attenzione alle vulnerabilità”, ha riflettuto mons. Roberto Álvarez, vescovo ausiliare di Comodoro Rivadavia, in un incontro virtuale con i partecipanti al progetto.