276 casi di violenze contro persone indigene nel 2019, contro i 110 del 2028. L’eloquente dato è contenuto nel Rapporto sulla violenza contro i popoli indigeni del Brasile, relativo ai dati del 2019, elaborato dal Consiglio missionario indigeno (Cimi), emanazione della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, e presentato ieri a Brasilia.
In relazione alle violenze contro la persona, nel 2019 sono stati registrati 13 casi di abuso di potere, 33 di minacce di morte, 34 altre minacce, 113 omicidi, 20 omicidi colposi, 13 lesioni corporali intenzionali, 16 episodi di razzismo e discriminazione culturale etnica, 24 tentativi di omicidio, 10 violenze sessuali, per un totale di 276 casi di violenza contro le popolazioni indigene nel 2019.
Il totale di 113 persone indigene uccise nel 2019, secondo i dati ufficiali del Segretariato speciale per la salute degli indigeni (Sesai), è leggermente inferiore al totale del 2018, che era 135. I due Stati con il più alto numero di omicidi registrati sono stati il Mato Grosso del Sul (40) e il Roraima (26). È importante notare che i dati forniti da Sesai sulle “morti per aggressione” non consentono un’analisi più approfondita, perché non presentano informazioni sull’età né su chi sono le vittime e neppure sulle circostanze di questi omicidi. Sono ancora soggetti a revisione, il che significa che il numero di casi potrebbe essere maggiore.
Relativamente alle tipologie di “violenza contro la proprietà”, sono stati registrati omissione e lentezza nella regolarizzazione fondiaria (829 casi); conflitti sui diritti territoriali (35 casi); invasioni per il possesso e lo sfruttamento illegale di risorse naturali e vari danni alla proprietà (256 casi registrati); per un totale di 1.120 casi di violenza contro il patrimonio delle popolazioni indigene nel 2019.