Il tragico epilogo della vicenda attraversata dal ragazzino napoletano di 11 anni che si è tolto la vita citando un fenomeno emerso tramite gli schermi digitali “ci riporta ancora una volta alla necessità di attivare percorsi di prevenzione attraverso le agenzie educative”. È quanto afferma Marco Sanavio, esperto di formazione (media education) e autore di “Schermi digitali” (San Paolo, 2017), da oltre 15 anni impegnato con Luce Maria Busetto, psicologa e psicoterapeuta, all’interno di scuole, associazioni e gruppi informali di giovani. Sanavio parla di “affioranti digitali”: “Si tratta di segnali anomali che spesso si manifestano attraverso gli schermi digitali o in conseguenza dell’uso di questi ultimi, fenomeni che possono risultare impercettibili o insignificanti ad un primo esame ma che – spiega l’esperto – rivelano, poi, disagi molto profondi: si va da minimi segni di ritiro sociale a variazioni, anche minime, della dieta alimentare”. “Spesso, prendendo in carico situazioni gravi relative a fenomeni di cyberbullismo o vessazioni transitate attraverso gli schermi – rimarca Sanavio – abbiamo riscontrato che chi gravitava attorno al minore colpito non avesse percepito alcuna anomalia significativa. Ad un esame più approfondito, attivando un ascolto attivo, è stato possibile riscontrare che i segnali di disagio erano emersi, anche se scarsamente percettibili, come pure le richieste di aiuto impercettibili”. Da qui la strategia: “Solo con un ascolto più attento e attivo è possibile intercettare gli eventuali e impercettibili ‘affioranti digitali’ che dovessero manifestarsi nell’esperienza quotidiana di un minore vessato, impaurito o sprofondato nell’angoscia. Indicando ai più giovani strategie d’uscita dalle trappole emotive e digitali possiamo attivare una rete di fiducia nella quale sia possibile tuffarsi in sicurezza prima che sia troppo tardi”.