“La paura della pandemia da Covid-19 e le misure adottate per contrastare la diffusione del virus hanno avuto un forte impatto psicofisico sulle mamme e sulle pratiche connesse alla nascita, in particolar modo sull’allattamento al seno”, osserva Fabio Mosca, presidente della Società italiana di neonatologia (Sin). Una survey condotta a luglio su 10 ospedali italiani rivela infatti che la riduzione del “pelle a pelle” può costituire un impedimento ad un corretto e fisiologico avvio della lattazione. Per questo, in occasione della Settimana mondiale per l’allattamento materno (1-7 ottobre), la Sin lancia la formula per combattere la paura del coronavirus e continuare ad allattare in sicurezza.
Nel documento “Allattamento e infezione da Sars-CoV-2” vengono offerte indicazioni condivise per prevenire ed affrontare possibili casi di contagio madre-neonato e per sostenere l’allattamento che va favorito anche nel caso di madri Covid-19 positive asintomatiche o paucisintomatiche, raccomandando l’uso del latte materno crudo spremuto nel caso in cui il neonato fosse impossibilitato ad attaccarsi al seno, per condizioni cliniche incompatibili della mamma e/o del neonato. Dal Registro nazionale Sin Covid-19 emerge che il 77,6% dei neonati nati da mamme positive al parto o nell’immediato post-partum è stato alimentato esclusivamente con latte materno (il 67,2% al seno e il 10,4% con latte materno spremuto).
Offerto il “virtual breastfeeding support”, consulenza virtuale in real-time su appuntamento individualizzato, durante la quale la/il consulente e la mamma/famiglia si vedono e parlano tramite computer, smartphone o tablet. Come se fosse fisicamente presente, il consulente è in grado di valutare posizione, attacco, ritmo della poppata, suggerire nuove posizioni o correggere quelle in essere, offrire sostegno e rassicurare sul buon andamento dell’allattamento, diagnosticare ingorghi o dotti ostruiti, indicare soluzioni.