I giovani “hanno molto da offrire con il loro entusiasmo, con il loro impegno e con la loro sete di verità, attraverso la quale ci richiamano costantemente al fatto che la speranza non è un’utopia e la pace è un bene sempre possibile”. Ne è convinto il Papa, che nel discorso al Corpo diplomatico ha elogiato il “modo con cui molti giovani si stanno impegnando per sensibilizzare i leader politici sulla questione dei cambiamenti climatici”. “La cura della nostra casa comune dev’essere una preoccupazione di tutti e non oggetto di contrapposizione ideologica fra diverse visioni della realtà, né tantomeno fra le generazioni”, il monito di Francesco, secondo il quale “la custodia del luogo che ci è stato donato dal Creatore per vivere non può dunque essere trascurata, né ridursi ad una problematica elitaria”. Di qui la necessità di una “conversione ecologica”, avvertita dai giovani ma “non acquisita dalla politica internazionale, la cui risposta alle problematiche poste da questioni globali come quella dei cambiamenti climatici è ancora molto debole e fonte di forte preoccupazione”, come ha dimostrato la Cop 25 svoltasi a dicembre a Madrid, definita dal Santo Padre “un grave campanello di allarme circa la volontà della comunità internazionale di affrontare con saggezza ed efficacia il fenomeno del riscaldamento globale, che richiede una risposta collettiva, capace di far prevalere il bene comune sugli interessi particolari”. Temi, questi, di cui si è parlato durante il recente Sinodo dei vescovi per la regione amazzonica: “Un evento essenzialmente ecclesiale, mosso dalla volontà di mettersi in ascolto delle speranze e delle sfide della Chiesa in Amazzonia e di aprire nuove strade all’annuncio del Vangelo al popolo di Dio, specialmente alle popolazioni indigene”.