“Grazie alla riforma dei media maggiore attenzione è stata posta sulla storia di Radio Vaticana e sul riordino del suo archivio cartaceo e sonoro, al punto che si sta lavorando alla creazione di un suo archivio multimediale”. Lo ha detto Raffaella Perin, docente di Storia del cristianesimo contemporaneo all’Università Cattolica, a Milano, intervenendo al convegno dell’associazione cattolica degli storici americani, che si è svolto a New York. Ricordando la recente riorganizzazione dei media vaticani, voluta da Papa Francesco e realizzata da mons. Dario Viganò, ex prefetto del Dicastero per le comunicazione, la docente ha citato lo spostamento delle redazioni di tutti i mezzi di comunicazione della Santa Sede presso il Palazzo Pio a Roma. “Anche Radio Vaticana, ovviamente, è stata coinvolta in questa operazione: al momento porta il nome di Radio Vaticana Italia ed è ascoltabile anche on line nel portale Vatican news”. Durante la seconda guerra mondiale, invece, “Radio Vaticana aveva rappresentato un modo attraverso cui la Santa Sede aveva potuto comunicare con i fedeli di buona parte del mondo – ha affermato l’esperta -, e risultò essere anche l’espressione di diverse posizioni presenti all’interno della Chiesa cattolica e del Vaticano sulla guerra in corso e sui vari problemi che essa aveva sollevato a livello politico e sociale”. Di lì “l’inarrestabile potenziamento della radio che ogni anno accrebbe il numero di paesi raggiunti e di programmi in lingue diverse”. Nelle osservazione di Perin anche differenze al cambiare dei tempi. “Diversamente da quanto accadde durante il conflitto, quando la radio era anche un mezzo diplomatico con cui comunicare con i governi in guerra, a partire dagli anni ’50 diventa uno specifico ed efficace mezzo di propaganda. Radio Vaticana diventa un tramite tra la gerarchia e la società; diventa lo strumento che traduce il contenuto del messaggio magisteriale per le masse”.