“La creazione della Filmoteca Vaticana si inseriva pienamente nel solco di quell’aggiornamento del messaggio cristiano che era ritenuto imprescindibile da Giovanni XXIII: indicava che per l’illustrazione della bimillenaria storia della Chiesa nel tempo presente occorresse uno sforzo di adeguamento ai linguaggi della modernità anche per il patrimonio archivistico e storico documentario”. Lo ha detto il vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, mons. Dario Edoardo Viganò, intervenendo al convegno dell’associazione cattolica degli storici americani, che si è svolto a New York. “L’avvento al soglio di Giovanni XXIII nel 1958 fece intravedere subito qualche mutamento d’atteggiamento nella gestione delle prospettive verso il cinema e i media – ha aggiunto -, le quali tuttavia presentavano anche delle innegabili continuità col pontificato precedente”. Evidenziando la “centralità” nel motu proprio Boni pastoris del Papa relativa alla Pontificia Commissione per la Cinematografia, la Radio e la Televisione, il vice cancelliere ha ricordato “le aperture verso il mondo del cinema mostrate da Giovanni XXIII negli anni in cui era patriarca di Venezia”, che “suscitarono attese in ogni parte del mondo”. “Una situazione che indusse in certi ambienti del cinema l’anticipazione e, più volte, il travisamento di segnali di apertura e innovazione, che dovettero essere puntualmente frenati dagli interventi delle autorità vaticane”. Quindi, l’attenzione a quell’aspetto del ruolo della Filmoteca di “andare oltre la mera funzione di deposito di film e riprese televisive”, per “ritagliarsi quel ruolo di animazione culturale e sollecitazione educativa nel campo cinematografico che col tempo hanno autorevolmente assunto altre istituzioni vaticane impegnate nella valorizzazione della storia e dei documenti del passato”.