“La legge per la libertà religiosa ha suscitato grande scalpore in Montenegro e nei Balcani ed è sfociata in proteste massicce perché essa minaccia le attuali proprietà della Chiesa ortodossa serba nel Paese balcanico”. Lo afferma al Sir Nikolay Krastev (nella foto), giornalista, teologo ed esperto delle questioni balcaniche. Il nuovo provvedimento, adottato il 27 dicembre, ha provocato proteste massicce in tutto il Paese e nella capitale serba Belgrado con scontri con la polizia nei quali è rimasto ferito un vescovo della Chiesa ortodossa serba. Nel frattempo la Croazia e molti intellettuali montenegrini e balcanici si sono espressi a favore della legge. Il provvedimento esige che le comunità religiose forniscano prova dei loro diritti di proprietà antecedenti al 1918.”Il nodo sta proprio nel 1918, l’anno in cui il territorio di Montenegro diventa parte del regno della Yugoslavia mentre solo nel 2006 Podgorica riacquista la sua indipendenza da Belgrado”, spiega Krastev. E continua: “nel 1918 esisteva una Chiesa ortodossa montenegrina indipendente, mentre il Patriarcato serbo nasce solo nel 1926”. “Dunque – afferma l’esperto – per la Chiesa ortodossa serba sarebbe difficile dimostrare di possedere i beni nel 1918”. Si tratta di 66 chiese e monasteri, molti di cui medievali e luoghi storici per il Montenegro. Secondo Krastev, lo scopo delle autorità montenegrine, guidate dal premier Milo Dzukanovic, è “ripristinare la verità storica, e verificare come beni della Chiesa montenegrina sono diventate proprietà della Chiesa ortodossa serba”.
“Si tratterebbe di restituzione allo Stato di alcuni di questi monasteri e basiliche” per poi “consegnarli nelle mani della Chiesa” affinché “ritornino proprietà montenegrina e non serba”. Krastev non crede che si “arriverà a confisca di luoghi di culto”. L’accusa dunque dalle autorità di Podgorica nei confronti della Chiesa ortodossa serba è che non riconosce l’identità montenegrina, “cosa che il patriarca serbo Irinej – racconta Krastev – ha affermato chiaramente in una dichiarazione recente”. “Dall’altra parte – chiosa l’esperto – la Chiesa ortodossa serba reclama i suoi diritti violati e teme che i fedeli non avranno più accesso ai luoghi di culto”.