“Trump e Netanyahu si muovono come due lupi che discutono su come sbranare una pecora”. È la dura condanna espressa da alcune importanti personalità della società israeliana al piano di pace presentato lo scorso 28 gennaio dal presidente Trump a Washington. In una lettera al quotidiano “The Independent”, pubblicata ieri, 14 eccellenze, tra ex ambasciatori, procuratori generali, ex deputati e speaker della Knesset, membri di Accademie e vincitori dei premi Israel e Emet per l’arte, la scienza e la cultura, affermano la loro “opposizione di principio al piano dell’amministrazione Trump per il conflitto israelo-palestinese”. “Questo piano – dicono – non risolverà ma aggraverà il conflitto, generando un grado di disuguaglianza mai visto fino ad ora dai tempi dell’apartheid sudafricano”. Per i firmatari della lettera “quello di Trump è un piano bantustan che ingabbia i palestinesi in sacche di terra controllate da Israele. Trump e Netanyahu agiscono come due lupi che discutono su come sbranare una pecora. Sostenuto da Trump, Netanyahu ha già dichiarato la sua intenzione di annettersi formalmente la Valle del Giordano e gli insediamenti in Cisgiordania”. Tutto ciò, si sottolinea nella lettera, “va nella direzione diametralmente opposta al diritto internazionale e alle più importanti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu, tra cui la 2.334 (che stabilisce che l’attività di insediamento di Israele costituisce una “flagrante violazione” del diritto internazionale e “non ha validità legale”). “Siamo profondamente allarmati dalla debole risposta data fino ad ora dall’Ue, che ha definito il piano Trump ‘un’occasione’ per rilanciare i negoziati di pace. Il piano – si ribadisce nel testo – non è un’occasione, ma una road map verso l’apartheid 2.0. Non porterà pace, né ad una valida soluzione di ‘Due Stati’. La leadership palestinese non può che rigettarla. Chiediamo all’Europa – concludono i firmatari – di respingere il piano di Trump e di iniziare a prendere serie misure contro l’annessione israeliana della Palestina, prima che sia troppo tardi”. I firmatari della lettera sono gli ex ambasciatori di Israele Ilan Baruch (Sud Africa, Namibia, Botswana e Zimbabwe) Alon Liel (Sud Africa e Turchia) e Eli Bar Navi (Francia). Seguono Michael Ben-Yair, ex procuratore generale di Israele e giudice di Corte Suprema, Avraham Burg, già speaker della Knesset e capo dell’Agenzia ebraica, Zehava Galon, ex membro della Knesset e già capo del partito Meretz, David Harel, vice presidente della Israel Academy of Sciences and Humanities, vincitore del Premio Israele e Emet. Con lui anche Moty Heiblum, Miki Kratsman, Alex Levac, David Shulman e Zeev Sternhell. Chiudono la lista gli ex parlamentari Mossi Raz e Michal Rozin.