“Dobbiamo mutare le nostre abitudini pastorali per saper rispondere alla presenza di tante persone anziane nelle famiglie e nelle comunità”. Ne è convinto il Papa, che ricevendo in udienza i partecipanti al primo Congresso internazionale di pastorale degli anziani, svoltosi in questi giorni all’Augustinianum di Roma per iniziativa del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, ha esortato a “cambiare il nostro sguardo verso gli anziani, per imparare a guardare al futuro insieme a loro”, nell’ottica di una “condivisione intergenerazionale”. “Nella Bibbia la longevità è una benedizione”, ha ricordato Francesco: “Ci mette a confronto con la nostra fragilità, con la dipendenza reciproca, con i nostri legami familiari e comunitari, e soprattutto con la nostra figliolanza divina”. “Ma è anche un tempo di rinnovata fecondità”, ha proseguito, facendo notare che “il disegno di salvezza di Dio si attua anche nella povertà dei corpi deboli, sterili e impotenti. Dal grembo sterile di Sara e dal corpo centenario di Abramo è nato il Popolo eletto. Da Elisabetta e dal vecchio Zaccaria è nato Giovanni il Battista”. “L’anziano, anche quando è debole, può farsi strumento della storia della salvezza”, ha affermato ancora il Papa: “Consapevole di questo ruolo insostituibile delle persone anziane, la Chiesa si fa luogo dove le generazioni sono chiamate a condividere il progetto d’amore di Dio, in un rapporto di reciproco scambio dei doni dello Spirito Santo”.