“L’Italia è stata uno dei primi Paesi ad essersi dotato di una legge ad hoc che stabilisce il diritto di ogni cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore. Ciononostante, siamo in grande ritardo rispetto ad altri Stati europei nella sua applicazione”. Lo ha affermato Fabio Borrometi, responsabile del centro di riferimento regionale di terapia del dolore, hospice e cure palliative pediatriche del Santobono-Pausilipon di Napoli, intervenendo stamattina a Firenze, durante il convegno nazionale “L’hospice pediatrico nodo centrale della rete di cure palliative. Verso un modello nazionale di assistenza”, promosso dall’Azienda ospedaliero-universitaria Meyer e dalla rete pediatrica toscana. Alla giornata di studio partecipano i più importanti dipartimenti e ospedali pediatrici in Italia, tra cui il Bambino Gesù di Roma, il Gaslini di Genova, il Policlinico di Padova, l’ospedale Regina Margherita di Torino.
Secondo la Commissione Affari Sociali della Camera, ha proseguito Borrometi, “per quanto riguarda le cure palliative pediatriche si calcola che solo il 10% dei circa 35.000 bambini, che ne avrebbero necessità, riesca a trovare una risposta adeguata ai propri bisogni”. “A mancare – ha spiegato – è soprattutto una conoscenza adeguata delle cure palliative anche da parte dello stesso personale medico: solo il 18% dei pediatri conosce con esattezza in cosa consistano. Un gap culturale che trova le sue radici negli stessi percorsi formativi delle Università dove spesso sono assenti studi sul fine vita”.
Borrometi ha ricordato. però, che, “nonostante la frammentazione, sul territorio esistano eccellenze riconosciute a livello europeo e mondiale”. “L’auspicio – ha concluso – è che il Sistema sanitario nazionale possa rafforzare sempre più questi modelli consolidati”.