Ha iniziato la sua omelia ricordando i “ragazzi difficili” di ieri e di oggi mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, in occasione della messa dedicata a San Giovanni Bosco nel giorno della sua festa. “Il Vangelo – ha spiegato Nosiglia -, ci ha messo davanti un’adolescente e le preoccupazioni, in particolare del padre, per la grave situazione in cui la figlia si trova. Questo fatto può essere esteso a tante situazioni di ragazzi e ragazze giudicati scapestrati per il loro comportamento, che allarma genitori ed educatori. Sono gli stessi che si è trovato ad affrontare San Giovanni Bosco”. Nel corso dell’omelia nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco, mons. Nosiglia ha quindi sottolineato come questi ragazzi “attendono da noi segnali concreti di prossimità, di amore nella verità e di dialogo sincero e attento alle loro esigenze più profonde, che manifestano a volte anche con modi, linguaggi, scelte e comportamenti giudicati paradossali e trasgressivi da noi educatori”. L’arcivescovo ha poi ricordato che “Don Bosco ci insegna che questi ragazzi parlano con noi sempre, anche quando sembrano assenti e indifferenti” e che solo accogliendo il loro linguaggio “possiamo sperare di entrare nel loro mondo interiore e stabilire un contatto non solo esteriore ma profondo ed amicale. Il problema è non lasciarsi fermare o scandalizzare dalle loro volute e cercate provocazioni verso il mondo degli adulti e verso tutto ciò che contestano”. “Don Bosco – ha ribadito il vescovo -, non ha mai considerato un ragazzo irrimediabilmente perduto, tanto da non tentare un ricupero”.