“La scoperta più bella che possiamo fare è capire che ognuno di noi ha qualcosa di speciale da raccontare. Le nostre diversità ci rendono ciò che siamo. Perché è dall’incontro con l’altro che noi esistiamo. Io non sono un corpo. Io ho un corpo. La forma del mio cuore è uguale a quello degli altri. E le mie ‘mani in basso’ mi hanno permesso di girare il mondo con la danza, la pittura”. Lo ha affermato oggi pomeriggio Simona Atzori, pittrice e ballerina, intervenendo sul tema “Cosa ti manca per essere felice?”, durante l’annuale convegno nazionale promosso dall’Ufficio per la pastorale delle vocazioni della Cei, a Roma, dal 3 al 5 gennaio. “Datevi al meglio della vita! (Christus vivit, 143)”, lo slogan scelto per questa edizione.
Simona Atzori, nel ripercorrere la sua storia, ha parlato del rapporto con la fede: “Fin da piccola ho sempre pensato che Dio fosse un grande pittore che aveva fatto un disegno per me. Su come doveva essere Simona. No, non si era distratto. Mi aveva voluta così. Perché per Lui ero perfetta così, anche senza braccia. Unica. Come lo siamo tutti”. “Mi ha fatto però un dono speciale. Il sorriso. Lo strumento che mi ha permesso di rispondere a tutte quelle persone che mi guardavano come nessuno avrebbe mai voluto”.
E ha concluso: “Nel tempo ho capito che la vera felicità risiede semplicemente nel fatto di essere vivi. Perché se abbiamo la vita abbiamo tutto ciò che serve per esserlo. Dobbiamo imparare ad amarci e ad amare incondizionatamente. Ed è solo conoscendo l’altro che possiamo farlo”.