Hong Kong: lettera aperta a Carrie Lam, “basta violenza, si avvii una riforma democratica”. Tra i firmatari anche il card. Bo del Myanmar

“Le chiediamo di usare la sua autorità e la sua responsabilità per cercare modi efficaci e sicuri per uscire da questa crisi dando risposte alle richieste dei cittadini di Hong Kong, portando sotto controllo la forza di polizia di Hong Kong, garantendo il peso della responsabilità e la fine dell’impunità per le gravi violazioni dei diritti umani commessi e l’avvio di un processo di riforma politica democratica”. È quanto chiedono 40 personalità di spicco del mondo religioso, politico e civile di 18 Paesi del mondo (Canada, Australia, Usa e Europa) in una Lettera aperta al capo dell’esecutivo di Hong Kong Carrie Lam.

Tra i leader cattolici che hanno firmato la lettera, figura anche il nome del cardinale Charles Bo del Myanmar nella sua veste di presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche. Nella ex colonia britannica, non cessano le proteste. Oltre un milione di persone ha partecipato alla marcia pro-democrazia di Capodanno: un bilancio di partecipazione che secondo gli organizzatori, ha superato quello del corteo del 9 giugno scorso, che ha dato il via alla stagione di dimostrazioni anti-governative ad Hong Kong. Nonostante l’avvio pacifico, si sono verificati episodi di violenza. La polizia antisommossa ha usato spray urticante e gas lacrimogeni, mentre alcuni manifestanti hanno lanciato delle Molotov. La marcia si è conclusa con l’arresto di 287 persone, tra cui tre osservatori dei diritti umani. Secondo Amnesty International, gli “arresti di massa” sono una tattica usata proprio con l’obiettivo di “scoraggiare” i manifestanti. Nella Lettera a Carrie Lam, i firmatari chiedono al governo di Hong Kong di fermare la brutalità della polizia contro i manifestanti ed esortarono l’avvia di un’indagine indipendente sull’uso della forza da parte della polizia anche durante e dopo il periodo natalizio. “Siamo profondamente toccati dalle scene di bambini e giovani che vengono picchiati duramente e di proiettili di gomma che vengono sparati in faccia alle persone”.

Un portavoce del governo di Hong Kong ha respinto le affermazioni “infondate e fuorvianti” contenute nella Lettera, precisando che “le azioni compiute dalla polizia durante il periodo natalizio, e in ogni momento negli ultimi sei mesi, sono state solo in risposta al palese disprezzo per la sicurezza pubblica e l’ordine dei manifestanti radicali”.

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