Secondo una nuova analisi, condotta in occasione del primo Forum globale sulla polmonite infantile a Barcellona (29-31 gennaio) – organizzato da nove principali organizzazioni sanitarie e per l’infanzia – Unicef, Save the children, ISGlobal , Every breath counts, la Fondazione “la Caixa”, la Bill & Melinda Gates Foundation, UsAid, Unitaid e Gavi/the Vaccine Alliance – aumentando gli sforzi contro lotta alla polmonite si potrebbero evitare quasi 9 milioni di morti infantili per polmonite e altre gravi malattie. La polmonite è causata da batteri, virus o funghi; i bambini lottano per riuscire a respirare visto che i loro polmoni si riempiono di pus e liquidi. Da sola è la malattia più letale per i bambini, l’anno scorso ha causato la morte di 800.000 bambini, uno ogni 39 secondi. Anche se alcuni tipi di polmonite possono essere prevenuti con i vaccini e possono essere curati facilmente con un antibiotico a basso costo se diagnosticati correttamente, decine di milioni di bambini non sono ancora vaccinati e un bambino su tre con sintomi non riceve le cure mediche essenziali. Le morti sono concentrate nei Paesi più poveri e i più colpiti sono i bambini più svantaggiati e marginalizzati. “Il numero di vite che potrebbero essere salvate è potenzialmente molto più alto – afferma Kevin Watkins, direttore generale di Save the Children -. Sarebbe moralmente indifendibile stare a guardare e permettere che milioni di bambini continuino a morire per mancanza di vaccini, antibiotici economici e cure di routine con ossigeno”. Secondo Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef, “come dimostra l’attuale diffusione del coronavirus” bisogna fare la “giusta diagnosi e prescrivere la giusta cura. Significa anche affrontare le principali cause di morte per polmonite, come la malnutrizione, la mancanza di accesso ai vaccini e agli antibiotici, e affrontare la sfida più difficile: quella dell’inquinamento atmosferico”. L’inquinamento dell’aria esterna contribuisce al 17,5% – cioè 1 su 5 – delle morti per polmonite fra i bambini sotto i 5 anni nel mondo, secondo uno studio dell’Institute for health metrics and evaluation. L’inquinamento domestico dovuto all’uso all’interno di combustibili solidi per cucinare contribuisce a ulteriori 195.000 (29,4%) morti.