L’infermiere di famiglia è responsabile delle cure domiciliari del paziente. E le cure domiciliari, in quanto sostitutive, ma anche integrative e continue, del ricovero ospedaliero, sono gratuite e non soggette a ticket, indipendentemente dal reddito. A stabilirlo è il ddl 1346 “Introduzione della figura dell’infermiere di famiglia e disposizioni in materia di assistenza infermieristica domiciliare” su cui la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) è stata ascoltata ieri in un’audizione alla Commissione Igiene e sanità del Senato a cui ha partecipato Nicola Draoli, componente del Comitato centrale della Federazione e presidente dell’Ordine di Grosseto. Secondo la Fnopi sarebbe utile “estendere la definizione dell’infermiere di famiglia a infermiere di famiglia/comunità”. L’infermiere così inquadrato è “un professionista che agisce su livelli individuali, familiari e comunitari”. Per riformare l’assistenza territoriale occorre infatti lavorare “sulle reti, sulle risorse e sui determinanti di salute che non possono e non devono fermarsi al singolo individuo”.
Inoltre, per mettere a regime il modello, è anche importante che l’infermiere di famiglia e comunità “abbia un bacino di popolazione di riferimento stabilito, variabile a seconda dei contesti geografici e demografici” e deve diventare “un riferimento riconoscibile e raggiungibile liberamente sia da quella popolazione di riferimento ma anche dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta che hanno in carico quella stessa popolazione”. Secondo i dati illustrati dalla Fnopi all’audizione, dove il modello è già attivo “l’infermiere di famiglia e comunità evita ricoveri impropri, previene e diminuisce le complicanze, promuove auto cura e consapevolezza generando appropriatezza economica e clinica”, armonizza i percorsi ma soprattutto “risponde ai bisogni delle persone che dopo brevi esperienze di ospedalizzazione necessitano di lungo supporto assistenziale”. Sulla carenza di infermieri, la Fnopi calcola che per rispondere ai bisogni di salute degli oltre 24 milioni di cittadini con patologie croniche o non autosufficienza, secondo la necessità media di almeno un infermiere ogni 500 assistiti, ci vorrebbero circa 20mila infermieri di famiglia/comunità.