“Tutti noi, ognuno secondo le proprie possibilità abbiamo la responsabilità di combattere la piaga dell’antisemitismo che, purtroppo, continua a mietere vittime innocenti la cui unica colpa è quella di essere ebrei. Adesso più che mai la resistenza al più antico degli odi può essere di grande rilevanza, alla luce dell’incredibile fatto che 75 anni dopo la Shoah, l’antisemitismo non solo non è stato sradicato, ma è dilagante e in crescita, generato da fonti diverse e diversificate tra loro”. È quanto affermato dall’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Oren David, salutando i partecipanti all’incontro, svoltosi oggi a Roma, “Un ricordo di Mario Gentili, Giusto fra le Nazioni”, iniziativa promossa dall’Associazione cattolici Amici di Israele, in collaborazione con l’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede e la Fondazione Museo della Shoah, in occasione della Giornata della Memoria. L’ambasciatore ricordando il recente World Holocaust Forum di Gerusalemme, promosso per celebrare il 75° anniversario della liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau, ha citato il Presidente di Israele Rivlin e un suo riferimento al filosofo e sopravvissuto all’Olocausto Viktor Frankl: “Noi, che siamo stati nei campi di concentramento, possiamo ricordare gli uomini che confortarono gli altri e regalarono il loro ultimo pezzo di pane. Possono essere stati pochi, ma dimostrano che tutto può essere tolto ad un uomo tranne una cosa: poter scegliere il proprio atteggiamento in ogni situazione”. “Questo – ha concluso l’ambasciatore – è ciò che hanno fatto i Giusti tra le Nazioni come Mario Gentili, che ha fatto una scelta: agire invece che soccombere all’indifferenza o, peggio ancora, collaborare con l’ideologia dominante di quel tempo. In questo modo non solo ha contribuito a salvare la vita a degli innocenti, ma ci ha dato testimonianza che, anche in mezzo al male e alle tenebre, luci di speranza possono essere trovate”.