“Oggi custodire la fede significa comunicare il Vangelo in un mondo in continua trasformazione. Comunicare il Vangelo con una particolare attenzione alle nuove generazioni di adolescenti, per trasmettere ad essi l’unico mistero della croce di Cristo che può illuminare le loro inquietudini”. Lo ha detto, stasera, il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, durante la concelebrazione eucaristica, nella cattedrale di Perugia, con cui si sono conclusi i festeggiamenti in onore del santo patrono Costanzo, vescovo e martire. La messa, presieduta dal card. Bassetti, è stata concelebrata dai vescovi dell’Umbria, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni civili e del mondo della cultura del capoluogo umbro.
“San Costanzo, padre di questa nostra chiesa e in parte di alcune chiese dell’Umbria, fu artefice di vera pace e volontario dell’amore, perché egli per primo visse il messianismo cristiano della ‘pietra scartata’ e si fece ultimo donando la sua vita. Anche a noi è chiesto di essere operatori di pace e servi dei fratelli, servi per amore”, ha osservato il porporato. E questo è “dovere di tutti nella Chiesa perché, pur essendo noi ‘un corpo solo’, ‘a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo’. Per questo ciascuno di noi, nella fondamentale vocazione cristiana, ha nella chiesa ‘un ministero’ e un compito insostituibile”.
Evidenziando che “san Costanzo ci esorta ad essere operatori di pace e servi dei fratelli, dopo essersi lui stesso identificato con l’amore povero e umile di Dio e aver scelto, come Gesù, di donare la propria vita”, il card. Bassetti ha concluso: “Solo il Vangelo ci espropria dai nostri egoismi, dai nostri orgogli, dai nostri idoli e ci pone nella condizione di accettare la fede povera e umile dei piccoli. È questa la grande e stupenda buona novella che la Chiesa ancora oggi ha il coraggio di annunciare al mondo, che cammina su ben altre strade. Essa aspetta da ciascuno di noi la sua attuazione, non solo nel segreto della nostra anima, ma nella testimonianza forte e decisa della nostra vocazione”.