Aggressioni a soccorritori: Croce Rossa, 7 segnalazioni al mese. Valastro (vicepresidente), “problema culturale, servono informazione e sensibilizzazione”

Rispetto alle aggressioni subite da operatori sanitari e soccorritori, tema sul quale sono in discussione alla Camera dei deputati le proposte di legge recanti “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, “chiediamo che la legge disponga un chiaro sostegno alle azioni di informazione e sensibilizzazione nelle scuole, attraverso i mass media, sui social. In questo senso continueremo con la nostra azione di formazione, poiché quello delle aggressioni al personale sanitario è un problema che va affrontato dal punto di vista culturale”. Lo ha affermato il vicepresidente nazionale della Croce Rossa italiana, Rosario Valastro, nel corso dell’audizione a Montecitorio.
La Cri ha lanciato a fine 2018 la campagna nazionale “Non sono un bersaglio” con la quale ha attivato anche un Osservatorio sulle aggressioni subite dai suoi volontari, “con l’intento – spiega una nota – di censire i rischi legati al volontariato durante le attività svolte, evidenziare i contesti di maggior pericolo, fino ad arrivare all’elaborazione di proposte concrete”. A un anno dalla sua istituzione, l’Osservatorio ha ricevuto una media di sette segnalazioni al mese. Gran parte delle aggressioni segnalate sono avvenute durante l’attività di trasporto sanitario e soccorso in ambulanza pari al 71,21%.
Nel corso dell’audizione, Valastro ha confermato che “siamo contenti di questa iniziativa legislativa e ben lieti di poterci confrontare con il legislatore, ordini professionali e associazioni per affrontare un tema così importante”. Per il vicepresidente Cri, “è disumano colpire chi porta soccorso perché significa annichilire la speranza, la civiltà, il futuro stesso. Con la nostra azione non vogliamo soltanto informare, ma mobilitare le coscienze”. “Comprendiamo, quindi – ha concluso Valastro – il perché della scelta dell’inasprimento delle pene, consapevoli della funzione di deterrenza della norma penale. Ma non possiamo non sottolineare la necessità di richiamare la cittadinanza tutta, sin dalle più giovani età, al rispetto e alla convivenza civile”.

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