Tra le vittime dell’Olocausto anche persone con disabilità, considerate vite non degne di essere vissute, inquinatori della razza e costo economico inutile per le casse dello Stato tedesco alle prese con gli ingenti costi della guerra. “Sono state centinaia di migliaia le persone con disabilità intellettive, fisiche, psichiche, malattie genetiche, malformazioni, vittime della follia nazista e del suo programma Aktion T4”, un programma di eugenetica “con il quale si è passati dalla sterilizzazione forzata all’uccisione – sotto decisione e supervisione medica – di persone con malattie genetiche, inguaribili e con disabilità e che non ha risparmiato neanche i bambini che venivano strappati dalle famiglie”, si legge in un comunicato dell’Anffas (Associazione nazionale famiglie con disabilità intellettuali e/o relazionali). “Una selezione spietata che ha fatto della vita delle persone con disabilità carne da macello” in un’ottica di “perfezione assoluta” e di eliminazione di coloro che venivano considerati “errori della specie”; visione che “purtroppo ancora oggi nella nostra società, anche se in modo molto più ‘subdolo e nascosto’, non è del tutto sconfitta”. Secondo l’Anffas, infatti, persone con disabilità ancora oggi “vivono in una società dove sono presenti discriminazioni, soprusi, diritti negati, barriere di ogni sorta e non di rado si assiste e veri e propri episodi che testimoniano di come vi siano concreti rischi che si assista ad una vera e propria regressione”. Per ricordare quanto accaduto, fare in modo che non accada mai più, dare memoria a quanti hanno sofferto e la cui voce è stata strozzata, Anffas si è unita anche quest’anno alle celebrazioni con eventi su tutto il territorio, da nord a sud Italia, per dire “Mai più!”. Testimonianze, mostre, cortometraggi: info e calendario sul sito.