Un’emergenza migratoria che interpella tutti a mettersi in discussione: Honduras ed El Salvador, Paesi di partenza; Guatemala, Paese di attuale accoglienza; Messico, il Paese che sta respingendo la carovana.
È questo il senso della nota della Pastorale della mobilità umana della Conferenza episcopale guatemalteca. Nel documento firmato dal card. Álvaro Ramazzini Imeri, vescovo di Huehuetenango e presidente della Pastorale della mobilità umana, si rivolge in questo modo alle autorità messicane, dopo i respingimenti e i rimpatri attuati con metodi decisamente rudi e repressivi, senza attenzione al possibile status si rifugiati dei migranti e ai minori: “Chiediamo alle istituzioni pubbliche in Messico di cercare alternative nel regolare l’ingresso delle persone che si mobilitano in queste carovane e che le decisioni prese siano basate sui diritti di bambini e adolescenti, senza trascurare le responsabilità dei genitori”. La nota invita, in particolare, a operare nell’interesse esclusivo dei minori non accompagnati, per i quali viene attivato il processo di rimpatrio e chiede alle Istituzioni competenti di vigilare a questo proposito.
Secondo il cardinale Ramazzini, tuttavia, le prime responsabilità vanno cercate nei Paesi di provenienza, primi tra tutti Honduras ed El Salvador. “Si confermano le cause strutturali che motivano gli spostamenti forzati di migliaia di persone nella regione. È evidente che miseria, povertà e insicurezza continuano ad essere le principali motivazioni che costringono alla dolorosa decisione di fuggire”, si legge nel messaggio. E “questa strategia di spostamento in carovane diventa la valvola di sfogo per sfuggire alla aggravata situazione socioeconomica dei Paesi della regione e il modo per proteggersi dal crimine organizzato presente lungo la rotta migratoria”. Perciò, “tali enormi flussi sfidano in primo luogo Honduras ed El Salvador a ripensare i modelli di risposta politica e umanitaria, in modo che, in primo luogo, vengano affrontate le cause strutturali che generano gli spostamenti forzati di migliaia di persone”.
Il porporato ringrazia poi i tanti volontari che hanno reso possibile il grande sforzo di accoglienza che viene messo in atto in questi giorni in Guatemala e sottolinea in particolare l’opera delle nove strutture di accoglienza della Chiesa guatemalteca, chiamate a far fronte a un afflusso straordinario. E conclude: “Siamo tutti chiamati ad assumere, come cristiani, un atteggiamento di ospitalità e rispetto per le persone migranti. Siamo sicuri che il nuovo Governo assumerà e manterrà un atteggiamento pienamente umanitario nei confronti del dramma umano che si manifesta in questi flussi migratori”.