Papa Francesco: a Santa Marta, “l’invidia e la gelosia” sono “il seme della guerra”, ma “questa bolla di sapone” poi “non ha consistenza”

Attenzione al tarlo dell’invidia e della gelosia, che “ci porta a giudicare male la gente”, a entrare in concorrenza, in famiglia, in quartiere e sul lavoro: “È il seme di una guerra”, un “chiacchiericcio” con noi stessi che uccide l’altro, ma che se ci pensiamo “non ha consistenza” e finisce in “una bolla di sapone”. Papa Francesco, nell’omelia della Messa del mattino a Casa Santa Marta, trae questo grande insegnamento di vita dalla Prima lettura proposta dalla liturgia, che descrive come si sgonfia la gelosia del re Saul verso Davide. “Le gelosie sono criminali – commenta Francesco, come riferisce Vatican News – cercano sempre di uccidere”. E a chi dice “sì, sono geloso di questo, ma non sono un assassino”, il Pontefice ricorda: “Adesso. Ma se tu continui può finire male”. Perché si può uccidere facilmente “con la lingua, con la calunnia”.
Una gelosia, prosegue Francesco, che cresce “parlando con se stesso”, interpretando le cose con la chiave della gelosia. Nel “chiacchiericcio con se stesso”, il geloso “è incapace di vedere la realtà”, e solo “un fatto molto forte” può aprirgli gli occhi.
“Anche noi, quando ci viene l’invidia, la gelosia, facciamo così, eh! Ognuno di noi pensi: ‘Perché questa persona mi è insopportabile? Perché quell’altra non la voglio neppure vedere? Perché quell’altra …’ Ognuno di noi pensi perché. Tante volte cercheremo il perché e troveremo che sono fantasie nostre. Fantasie, che però crescono in quel chiacchiericcio con me stesso”, avverte il Santo Padre.
“È una grazia – chiosa Francesco – quando l’invidioso, il geloso, si trova di fronte ad una realtà che fa scoppiare quella bolla di sapone che è il suo vizio di gelosia o di invidia”. E invita a guardare a noi stessi, quando “siamo antipatici con una persona, non le vogliamo bene”. Chiediamoci: “Cosa c’è dentro di me? C’è il tarlo della gelosia che cresce, perché lui ha qualcosa che io non ho o c’è una rabbia nascosta?”. Dobbiamo, è il consiglio del Pontefice, “proteggere il nostro cuore da questa malattia, da questo chiacchiericcio con me stesso, che fa crescere questa bolla di sapone che poi non ha consistenza, ma fa tanto male”. E anche quando qualcuno ci viene “a sparlare di un altro”, dobbiamo fargli capire che, spesso, non sta parlando con serenità, ma “con passione”, E in quella passione “c’è il male dell’invidia e il male della gelosia”.
“Stiamo attenti, perché questo è un tarlo che entra nel cuore di tutti noi – di tutti noi! – e ci porta a giudicare male la gente, perché all’interno c’è una concorrenza: lui ha una cosa che io non ho – spiega il Santo Padre -. E così incomincia la concorrenza. Ci porta a scartare la gente, ci porta ad una guerra; una guerra domestica, una guerra di quartiere, una guerra di posti di lavoro. Ma è proprio all’origine, è il seme di una guerra: l’invidia e la gelosia”.
Stiamo attenti, conclude Papa Francesco, “quando sentiamo questa antipatia per qualcuno e chiediamoci: ‘Perché io sento questo?’”. E non permettiamo che questo “chiacchiericcio” con noi stessi, ci faccia pensare male, “perché questo fa crescere la bolla di sapone”.

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