(Londra) “Sono convinto che il governo britannico introdurrà un sistema di ingresso a punti, molto simile a quello australiano, che renderà molto difficile a italiani ed europei arrivare qui, a meno che non abbiano già un contratto di lavoro e un permesso per rimanere, ottenuto dal consolato britannico prima di partire”. Pietro Molle è presidente del Comites della circoscrizione di Londra, che rappresenta, presso il consolato, i diritti degli italiani che abitano nel sud d’Inghilterra o in Galles. Sta seguendo molte connazionali che faticano a districarsi nei problemi creati dal Brexit, che diventerà ufficiale il 31 gennaio. Circa 350mila italiani (in tutto sono 700mila nel Regno Unito) tra i quali i più anziani fanno fatica, per scarse competenze tecnologiche, a completare la domanda per quel visto che consentirà loro di rimanere in Gran Bretagna. Intervistato dal Sir, Molle spiega: “In alcuni casi i nostri connazionali dovranno anche superare un esame medico, che dimostri che siano in buona salute e chi intende avviare un’impresa commerciale dovrà avere, su un conto corrente britannico, almeno due milioni di sterline. Certo, è sempre possibile che Boris Johnson concluda con la Ue un accordo che prevede criteri diversi, ma mi sembra improbabile perché queste leggi più severe facevano parte del suo manifesto elettorale alle ultime elezioni”.