Chiara Lubich: mons. Tisi (Trento), “ha infranto il sabato di una teologia prigioniera di se stessa” per “lasciarsi sorprendere dalle novità di Dio”

“È stupefacente vedere come, sulle macerie della guerra, lo Spirito Santo, andando anche oltre i dettami teologici del tempo, abbia regalato a Chiara la capacità di riconoscere nel Cristo abbandonato il documento di un amore senza misura che non dice mai basta. Dalla contemplazione di quest’amore, Chiara ha ricevuto l’intuizione che è lo svuotamento di sé a dar corpo all’altro, a eleggere l’altro come il respiro della vita. Nella misura in cui faccio respirare l’altro, respiro io stesso”. Lo ha sottolineato, ieri sera, mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento, nella messa celebrata nella basilica di Santa Maria Maggiore, nel giorno del centenario della nascita di Chiara Lubich.
Il presule ha invitato la Chiesa a non avere più paura: “Una sua figlia – Chiara, assieme alle sue compagne –, forte solo del Vangelo, ha dato vita a gesti di comunione che hanno varcato i confini del mondo”. Allora, “Chiesa di Trento, perché temi? Prendi in mano il Vangelo – Parola di vita –, prova a viverlo nella sua straordinaria semplicità e radicalità. Trasforma le tue comunità in piccoli rifugi, dove s’incontrano i poveri e si vive la fraternità. È arrivato per te, cara Chiesa di Trento, il momento di ascoltare il grido di questa tua figlia, che cento anni fa ha ricevuto il battesimo in questa basilica mariana”.
Per l’arcivescovo, “attorno alla Parola infuocata del Vangelo possiamo ricostruire la vita delle nostre comunità, annientando il Golia dell’indifferenza, delle liti, delle mille diatribe in cui spesso s’impantanano”. “Chiara – ha aggiunto – ha infranto il sabato di una teologia prigioniera di se stessa, che aveva la presunzione di tutto controllare. Per lasciarsi sorprendere dalle novità di Dio. Il Cristo abbandonato è eccesso d’amore: solo i temerari che accettano di camminare nella notte, senza sicurezze, lo possono incontrare”.
Mons. Tisi ha concluso: “Quanta attualità riscontriamo tra il contesto in cui è nato il carisma dell’unità e l’attuale situazione, dove spesso si sale sulle barricate consumando se stessi in sterili diatribe concettuali, orfani della vita e delle sue trame”.

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